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“Maiale pazzo”, rischia il pranzo di Natale lo scandalo della carne alla diossina

 
Roma. Maiale e manzo alla diossina, è allarme e per giunta sotto Natale: quanto di peggio si poteva temere. Ieri il sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha rivelato che «l’Unione europea ha ravvisato una possibile contaminazione anche per le carni bovine irlandesi», e migliaia di macellai hanno tremato. «Stiamo intensificando i controlli», ha poi cercato di sdrammatizzare il sottosegretario. Ma è già psicosi, e le tavole italiane rischiano di restare senza prodotti tradizionali nel periodo più redditizio – da un punto di vista commerciale – dell’anno.  I consumatori del Codacons hanno invocato controlli a tappeto su zampone e cotechino, gli insaccati principe delle festività. Quelli dell’Aduc hanno invitato gli associati a «non mangiare carne suina, almeno fino a quando non saranno resi noti i risultati delle analisi». In realtà, la carne di maiale irlandese che arriva in Italia rappresenta una percentuale molto modesta dell’import: appena lo 0,4%. Dopo il primo settembre sono giunte 22 partite, circa 255 tonnellate, che risultano già sequestrate. Tutto ok, dunque? Nessun pericolo? Parrebbe. Ma la contaminazione è dovuta alla diossina, e non si tratta di una sostanza con la quale scherzare. L’origine dello scandalo va ricercata in una partita di mangime con un livello di diossina superiore di cento volte ai limiti consentiti dall’Unione europea. Il mangime è stato consegnato a dieci allevamenti di maiali e anche ad alcune fattorie che lavorano con i bovini, anche se al momento non si hanno allarmi riguardo manzi e vitelli. E tuttavia, ha avvertito il commissario europeo per la salute Androulla Vassiliou, «gli stati membri dovranno bloccare la carne e i prodotti a base di maiale provenienti dall’Irlanda e controllare la presenza di diossina o bifenil policorinati, una sostanza simile». La carne contaminata risulta esportata in Italia, Belgio, Gran Bretagna, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Svezia e Olanda. Fuori dal blocco europeo, a rischio risultano il Canada, il Giappone, la Russia, Singapore, Corea del sud, Svizzera, Cina, Hong Kong e Stati Uniti. Immediati, ieri, i tentativi di tranquillizzare la popolazione. «In Italia c’è la più estesa rete di assistenza veterinaria europea – si è affrettata a spiegare la Coldiretti – ma è vero che bisogna arrivare a sistemi strutturali di controllo. Serve un sistema di etichettatura obbligatorio che indichi la provenienza e l’origine di tutti gli alimenti, al pari di quanto è già stato fatto per il pollo e per la carne bovina dopo l’emergenza Mucca Pazza». Anche il presidente della commissioneagricoltura della Camera dei deputati, Paolo Russo, ha ribadito che «certificare l’origine degli alimenti attraverso un sistema che chiarisca qualità e metodi di lavorazione contribuirà a scongiurare pericolose psicosi e soprattutto rischi reali». Le prime verifiche hanno accertato che la fonte di contaminazione del mangime sono stati oli industriali, finiti erroneamente – si spera – in una macchina utilizzata per asciugare il mangime stesso. Ieri, nonostante la giornata festiva, nei distretti del maiale sono subito scattate le contromisure. In Emilia, per esempio, i titolari delle varie imprese hanno aperto i cancelli degli stabilimenti ai veterinari ed è stato accertato che se una parte delle carni importate era già stata lavorata insieme ad altre per produrre insaccati, una parte era ancora in giacenza nelle celle frigorifere. La carne è stata posta sotto sequestro, così come i salumi in fase di stagionatura. Per gli alimenti già spediti sono invece cominciate le procedure per il ritiro dal mercato. In serata, il direttore della sicurezza alimentare del ministero del Welfare Silvio Borrello ha diramato una nota nella quale si spiega che «c’è massima attenzione da parte degli uffici centrali e periferici, ma il rischio è molto modesto». E tuttavia oggi, alla ripresa del mercato, si toccheranno con mano le conseguenze di quest’ennesimo scandalo alimentare. Si temono seri contraccolpi.

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