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Meno acquisti, a Verona regge la spesa per gli alimenti

Calano i consumi di generi non alimentari (-0,6%), mentre reggono e anzi crescono quelli legati alla tavola (+3,5%). I dati sono forniti da Confesercenti Verona e si riferiscono ai primi sei mesi del 2008. Secondo l’Istat, nel 2007 i consumi delle famiglie italiane erano cresciuti dello 0,8%, pertanto non erano riusciti a stare al passo con un’inflazione calcolata all’1,8. Meglio, però, aveva fatto il Veneto, dove i consumi alimentari erano cresciuti del 2,9 e gli altri dell’1,8. La rilevazione della Confesercenti, dunque, mostra che per il mangiare la propensione al consumo resta alta, mentre la crisi si fa sentire per tutto il resto. Secondo l’associazione di commercianti, la congiuntura ha portato ad una differenziazione marcata dei consumi, perché la forbice sociale aumenta: chi guadagna bene ha sempre più soldi, viceversa per i meno abbienti la situazione peggiora di continuo. Ciò ha ricadute immediate nel settore dell’abbigliamento. Tiene il mercato per i beni di elevata qualità e prezzo alto, ma cala verticalmente per i prodotti di media qualità, in favore di quelli di importazione di bassa qualità. Quindi la contrazione è più marcata di quel che sembra, perché i beni considerati di lusso, poco comprati ma molto costosi, alzano la media. A soffrire maggiormente della situazione sono i negozi di vicinato del centro storico, che non riescono a reggere la concorrenza delle grandi catene di distribuzione. Sandra Zacchi, iscritta alla Confesercenti, ha un negozio di vestiti in centro a Verona. "Quest’anno è da incubo – ammette – . L’abbigliamento prima è rimasto sugli scaffali a causa del brutto tempo che si è protratto fino a metà giugno. Successivamente la clientela ha atteso che iniziassero i saldi che però sono sotto tono". Conferma la validità dei dati Confesercenti per quel che riguarda il fronte alimentare, Riccardo Caccia, presidente di VeronaMercato. "Risulta anche a me – risponde – che il volume degli scambi si sia mantenuto alto anche negli ultimi mesi. Il dato Confesercenti si riferisce alle vendite al dettaglio, ma da VeronaMercato transitano ogni anno 450mila tonnellate di frutta e verdura, dunque è un buon punto d’osservazione. Sarebbe equivoco prendere in considerazione i nostri numeri, perché il mercato estero si sta sviluppando moltissimo e incide pesantemente sulla media. A livello di percezione, però, anche il mercato italiano è stabile, quindi il +3,5% di consumi alimentari a Verona negli ultimi sei mesi mi sembra un dato credibile". Stefano Fanini, del Codacons Verona, contesta invece i dati Confesercenti. "La nostra associazione – spiega – registra una contrazione dei consumi a livello nazionale anche per quel che riguarda il settore alimentare. Mi sembra strano che Verona sia in controtendenza, visto che di solito è assolutamente allineata col resto del Paese. Quella degli alimentari è una voce molto ampia, dentro la quale ci sono cose diversissime. Per esempio, bisogna vedere quanto incide l’aumento della spesa nei discount, da parte di famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese". Una crescita dei consumi alimentari, comunque, non è incompatibile con una situazione di crisi. "E’ chiaro – puntualizza Fanini che frutta e verdura sono generi di prima necessità e le persone tendono anzitutto a risparmiare sui prodotti voluttuari. Per accorgersi della gravità della situazione bisogna andare a vedere cosa accade nel vestiario, per esempio. I saldi un tempo erano l’occasione per togliersi qualche sfizio e acquistare il capo costoso. Oggi sono diventati il momento per comperare i vestiti da indossare tutti i giorni e quest’anno nemmeno i saldi riescono a riempire i negozi ". Davide Pyriochos Al supermecato Salgono solo i consumi di alimentari nel Veronese

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