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Meno protesti nel Lazio ma crescono gli importi

I protesti nel Lazio aumentano per importo, ma diminuiscono di numero e la situazione sembra sostanzialmente confermare le tendenze degli anni passati. Il peggio, però, potrebbe vedersi nei prossimi mesi. Secondo i dati Unioncamere, il Lazio è la prima regione in Italia per numero di protesti, seguita da Lombardia e Campania. La classifica risulta praticamente costante confrontata allo stesso periodo del 2006 e del 2007, con Lazio, Lombardia e Campania che si alternano ai primi tre posti. I numeri mostrano nei primi dieci mesi dell’anno un aumento degli importi dei protesti nella regione del 15% (circa 617 milioni, cifra che la colloca al secondo posto dopo la Campania e subito seguita dalla Lombardia) superiore alla media nazionale (12,4%) a fronte di un calo del 4% del numero dei protesti (a quota 185mila). «Questi numeri li ricorderemo come positivi- commenta Lorenzo Tagliavanti, vicepresidente della Camera di commercio di Roma abbiamo anche dei dati lusinghieri se guardiamo la provincia di Roma », che è cresciuta solo del 2,7 per cento. La situazione peggiora nelle province del sud del Lazio (si veda la tabella), «che danno sempre livelli superiori rispetto alla media regionale, segno – sottolinea il vicepresidente – di un mercato finanziario problematico ». Tuttavia, la fotografia rischia di cambiare molto nei primi mesi del 2009, a causa della crisi economica. «Abbiamo realizzato un’indagine su 400 imprese tra 0 e 50 dipendenti- spiega Tagliavanti – ed emergono non solo aspettative fosche per i primi sei mesi del 2009, ma situazioni di difficoltà già in essere». La crisi vera è alle porte, dunque, e i segnali già ci sono. Le banche, pur garantendo che non ci sarà una stretta del credito, «hanno però un’attenzione maggiore agli sconfinamenti a breve e tempi più lunghi e maggiori difficoltà per le nuove richieste di finanziamento». è fondamenta-le, rileva Tagliavanti «che gli imprenditori romani e laziali non siano lasciati soli dal sistema bancario, per evitare drammatiche crisi di liquidità », che porterebbero a un incremento nel numero dei protesti. Preoccupazioni ci sono anche sul fronte dei privati.  Tra i protestati «ci sono molte persone in difficoltà, che accumulano finanziamenti su finanziamenti anche per le spese quotidiane », commenta l’avvocato Luciano Fanti del Codacons. «L’economia in questo momento è caratterizzata da un forte sovraindebitamento – aggiunge – vediamo famiglie che hanno contratto debiti anche con cinque finanziarie diverse ». Per Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione nazionale consumatori, «bisognerebbe vedere quanti protesti sono da imputare a famiglie che hanno fatto acquisti senza onorare le rate perché se il numero è elevato, come sospetto, sarebbe un indizio evidente della crisi generale in cui versano i consumatori».  Il Codacons ha registrato dalla metà del 2007 un netto aumento del numero di singoli e famiglie che si sono rivolti all’associazione per questo tipo di problema. «Persone che prendono finanziamenti, usano le carte revolving, o che fanno assegni postdatati e si trovano in difficoltà. Senza dubbio tutto il settore dei finanziamenti andrebbe regolato, ma c’è anche da dire che notiamo spesso una carente informazione e conoscenza delle regole da parte dei consumatori». Anche in questo caso, le cose potrebbero peggiorare nei prossimi mesi. Tagliavanti ricorda che «per i consumi familiari il periodo natalizio è "drogato" dalle tredicesime, anche qui i veri problemi li avremo a partire da febbraio».
 

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