Se non è il guasto più lungo della storia della metropolitana, come ipotizza il consigliere comunale repubblicano ed ex assessore al Traffico Franco De Angelis (nel novembre 2004 il blackout da Cadorna a Porta Genova durò oltre 36 ore), certo si piazza fra i primi. La linea 2 del metrò si ferma alle 6.12 – che è come dire che non parte proprio, trattandosi della prima corsa – e non ricomincia il servizio prima delle 19.50, al termine di una giornata di passione per i milanesi. Tredici ore e 38 minuti di stop. Non fa ancora chiaro (manca più di un´ora all´alba) quando i primi pendolari scendono nella stazione di Cascina Gobba. Ma da lì fino a Caiazzo, vicino alla stazione Centrale, la circolazione è ferma in entrambe le direzioni. Per migliaia di persone è il caos su una linea di forza che copre la zona est della città. Quattro anni fa rimasero a piedi 150.000 persone, ieri è toccato ad almeno 75.000. All´inizio è completa paralisi. Poi l´Atm mette in pista prima 40, in seguito 50 e infine 63 autobus sostitutivi. Serve a poco. I bus hanno ben altra capacità, vengono presi d´assalto e molti non riescono neppure a salirci sopra. C´è chi denuncia un ritardo di tre ore sul posto di lavoro, mentre chi è rimasto a terra chiama in soccorso amici e parenti in auto. Il traffico impazzisce mentre altri, a Lambrate, prendono il treno per la stazione Centrale. Al numero verde la comunicazione cade in continuazione. La causa del guasto non promette nulla di buono per i passeggeri nemmeno per il futuro. Nella galleria vicino alla stazione Udine il pantografo del primo treno della giornata abbatte la linea aerea da cui prende corrente. La stessa dinamica del 2004, quando il cedimento fu determinato da una infiltrazione d´acqua, come ce ne sono tante sulla verde. Solo che un tempo una manutenzione puntuale evitava un eccessivo livello di usura della linea aerea. Quello del pantografo che tira giù la linea è infatti l´esito tipico dei mancati investimenti sulla manutenzione, come sanno bene i pendolari delle ferrovie che qualche anno fa erano esposti allo stesso inconveniente. L´Atm ha aperto un´inchiesta e oggi il presidente Catania presiederà una riunione dalla quale si aspetta chiarimenti. «Questo guasto – dice per ora – è il prezzo che la città e l´azienda pagano per 10 anni di mancati investimenti nell´ammodernamento delle infrastrutture. Ma ciascun dipendente di Atm deve chiedere scusa ai clienti per il disservizio inaccettabile. Si conferma l´urgenza di proseguire nel piano di investimenti previsti». Il Codacons parla di «caos informazione» e si chiede se «per un guasto a Udine si deve disalimentare la linea fino a Caiazzo», invitando i passeggeri a chiedere i danni all´Atm. Il verde Enrico Fedrighini propone di fare come il metrò di Londra: «Per un ritardo di 15 minuti, rimborso del biglietto. Per un ritardo di 30 minuti, rimborso anche del settimanale». Fedrighini, come altri, ha fatto tardi in Consiglio, dove la seduta è saltata per mancanza del numero legale: «Per incrementare il servizio tutti i mezzi sono operativi e vengono stressati», aggiunge. «Dove sono gli investimenti tanto sbandierati? – si chiede Vladimiro Merlin del Prc – anche stavolta ho visto una 92 rotta sulla corsia preferenziale». Per Basilio Rizzo della Lista Fo sul trasporto pubblico si sconta «l´ennesimo bluff della giunta». In maggioranza Marco Osnato di An, presidente della commissione Mobilità, garantisce che i soldi ci sono ma «i sindacati e le gestioni precedenti di Atm devono farsi un esame di coscienza. Catania ha detto chiaramente che lo stato della manutenzione preoccupa». Pasquale Salvatore dell´Udc chiede di «accelerare il rinnovo del parco veicoli e degli impianti di controllo, soprattutto sulle vecchie linee 1 e 2».