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MILANO: BIMBO CELIACO COSTRETTO A MANGIARE PASTA IN BIANCO?..FREDDA

Un bimbo di 9 anni, ammalato di celiachia, frequenta una quarta elementare di Milano. Mentre gli altri alunni ricevono pasti succulenti, per lui c`è solo pasta in bianco, per giunta fredda. Non è tanto per la qualità scadente del cibo, quanto per la sensazione di discriminazione che prova il bambino, che la mamma, Federica Formenti, ha deciso di inviare una lettera a Michele Carruba, presidente di Milano Ristorazione, la società che gestisce la refezione scolastica: “il cibo arriva freddo, troppo cotto o quasi crudo, immangiabile. Ma quello che più dispiace a mio figlio è il diverso trattamento rispetto ai suoi compagni: per lui non ci sono lasagne, non ci sono gnocchi, non ci sono carne o pesce impanati, non c’è pane!“. La mamma, per evitare, come scrive nella lettera, che il suo bambino si senta ancora più “diverso“, si è offerta di portare a scuola i piatti pronti o di corrispondere una diversa quota mensa che permetta l`acquisto di quanto necessario. La produzione di cibi privi di glutine, infatti, si è ormai alquanto diversificata e si trova quasi tutto in commercio, basta volerlo acquistare.
Ma il presidente di Milano Ristorazione non ha degnato la mamma nemmeno di una risposta, nemmeno per dire ci dispiace, ma non è possibile far fronte alle sue richieste.
Il Codacons chiede al Sindaco Moratti di intervenire. “Una città incapace di essere a misura di bambino, che considera i problemi di un bambino come insignificanti, non dimostra un grande grado di civiltà“ ha dichiarato il presidente del Codacons, avv. Marco Maria Donzelli.
Per fortuna sul sito di Milano Ristorazione si legge nella presentazione del servizio, che “la mensa scolastica diventa così il ristorante dedicato ai bambini“, che hanno “aperto un dialogo con i genitori ?. per creare un modello di comportamento e di vita, un’educazione e un’attenzione al cibo che riteniamo utile per far crescere i nostri bambini in modo sano e consapevole. Comunicazione, comprensione e condivisione sono gli ingredienti necessari perché questo sforzo ottenga successo“ e addirittura si arriva a sostenere che “noi siamo ciò che mangiamo ed il cibo è una proiezione culturale, che accomuna gli individui appartenenti alla stessa terra“.
Il Codacons si limita a chiedere che vengano accolte le richieste di un bimbo che vuole mangiare come i suoi compagni, o almeno vuole poterlo credere.

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