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MILANO: CITTA’ DEL SESSO!

COMUNICATO STAMPA DEL 17-01-11

MILANO: CITTA’ DEL SESSO!

 SPOPOLANO CENTRI MASSAGGI CINESI E LOCALI DI LAP DANCE

 VIA PADOVA: A CHE SERVE L’ORDINANZA DEL COMUNE? 

Dopo la chiusura dei giorni scorsi di 3 centri di massaggi cinesi e l’arresto di 3 persone per sfruttamento della prostituzione, torna d’attualità il tema del mercato del sesso a Milano.

Il Codacons aveva fatto questa estate una inchiesta dalla quale emergeva che Milano era sempre più una città del sesso. L’ultima segnalazione pervenuta all’associazione di consumatori, in ordine di tempo, è relativa ad una parallela di via Padova, via Guinizelli, dove un circolo di biliardo intende trasformarsi in un locale di lap dance. Una via dove peraltro gli abitanti si sono già mobilitati e stanno protestando contro una presunta casa chiusa di viados.  “Mi domando come un locale di lap dance possa convivere con le ordinanze del Comune sulla chiusura anticipata dei locali e come un locale di lap dance possa sorgere a pochi metri di distanza da una chiesa. Su questo chiediamo un intervento del cardinale Dionigi Tettamanzi, oltre ovviamente ad una richiesta di chiarimento al Comune” ha dichiarato il presidente del Codacons, avv. Marco Maria Donzelli.

Dall’inchiesta del Codacons di questa estate emergeva come il mercato del sesso si era trasformato, sia con l’introduzione delle nuove tecnologie (internet, annunci on-line, web-cam, internet sui telefonini) sia con lo spostamento della prostituzione dalla strada alle case chiuse (vedasi centri massaggi cinesi…). Milano, in particolare, aveva il primato italiano della prostituzione cinese. L’ascesa delle prostitute cinesi, quasi sempre donne tra i trenta e i quaranta, è dovuto a tariffe davvero concorrenziali che hanno permesso di conquistare il mercato del sesso low cost. Si parte da 30 euro per arrivare al massimo a 60 euro. Le tariffe di partenza dei presunti centri massaggi vanno maggiorate del 50% per avere a disposizione 45 minuti e del 100% per poter fare qualche “giochino’ in più, previo accordo con la ragazza. Per portarsi a casa una delle ragazze ancora in strada, invece, si deve pagare il doppio del prezzo e obbligatoriamente riaccompagnarla sul posto di lavoro una volta finita la prestazione. Con la stessa cifra di 30 euro si possono ormai abbordare solo le ragazze dell’est e quelle di colore, ma quelle rimaste in strada ed esclusivamente consumando in macchina. Per andare in appartamento con una italiana o una sudamericana occorrono, invece, minimo 100 euro.

Il sesso low cost, insomma, è dominato dai cinesi, che si sono accaparrati già il 35% dell’intero mercato italiano. Le ordinanze antiprostituzione, infine, hanno prodotto nelle città in cui sono in vigore  un aumento medio delle tariffe tra il 25% ed il 40%.

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