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MILANO: SODA CAUSTICA NEL PANE, INTOSSICATI IN 5

COMUNICATO STAMPA DEL 10-10-13

 

MILANO: SODA CAUSTICA NEL PANE, INTOSSICATI IN 5

 

VELENI COLORATI: LA PROPOSTA DEL CODACONS RIMASTA LETTERA MORTA

 

TROPPE LE VIOLAZIONI DELLA LEGGE N. 283/1962

 

Milano. Cinque persone sono rimaste intossicate dopo aver mangiato  pane che conteneva soda caustica. Secondo le prime ricostruzioni il panettiere milanese, per errore, avrebbe fatto cadere la soda caustica nell’impasto per produrre il pane.

Per il Codacons questo incidente sarebbe stato sicuramente evitato se si fosse accolta la proposta che l’associazione avanza da anni, da quando, a partire dal 2002 si sono verificati gravi casi, anche mortali, di persone avvelenate al bar per aver bevuto soda caustica: 28 luglio 2002 a Cecina muore una donna di 35 anni, il 19 maggio 2002 a Milano servono soda caustica a un bimbo di tre anni, 25 luglio 2001 una ragazza di 23 anni ricoverata a Mantova per ustioni dopo aver bevuto detersivo al posto di acqua minerale, 31 maggio 2001 a La Spezia di nuovo soda caustica al posto di acqua minerale, 27 maggio 2001 succede a Foggia, il 15 marzo 2000 succede a San Miniato (Pisa).

Tra le proposte del Codacons quella di colorare tutti i veleni, dall’acido muriatico alla soda caustica, proposta che il Governo nel 2009 aveva annunciato di aver finalmente accolto, ma che a tutt’oggi è rimasta lettera morta. Se si colorassero queste sostanze tossiche, ad esempio di viola o di nero, difficilmente potrebbero essere confuse con l’acqua o, come nel caso di oggi, la farina. Il panettiere, insomma, si sarebbe subito accorto della contaminazione. Ma il ministero dello Sviluppo economico non ha emanato questo decreto.

Inoltre il Codacons aveva chiesto, e rinnova oggi la richiesta, controlli a tappeto in bar, ristoranti ed esercizi vari. La normativa è chiara. L’art. 9 della L. n. 283 del 30 aprile 1962 stabilisce che “le sostanze, il cui impiego non è consentito nelle lavorazione di alimenti e bevande, non possono essere detenute nei locali stessi di lavorazione o comunque in locali che siano in diretta comunicazione con questi”. Ma secondo un’inchiesta fatta all’epoca dal Codacons la norma, per comodità, è violata. I detergenti, infatti, sono spesso tenuti, per praticità, in prossimità delle lavastoviglie.

Ancora più stringenti sono poi le regole relative ai veri e propri veleni, tossici per l’uomo. I controlli sono demandati ai NAS, al Servizio di Igiene e degli Alimenti e della Nutrizione presso le Aziende Sanitarie Locali e ai vigili dei Comuni che sono tenuti a far rispettare i Regolamenti locali di igiene. Nessuno, però, effettua i necessari controlli.

Per il Codacons chi compera detersivi in quantità industriali all’ingrosso e, quindi, in contenitori grandi, travasa queste pericolose sostanze detergenti e disinfettanti in recipienti più comodi, come le bottiglie d’acqua. Essendo piccole, sono infatti più pratiche per un uso quotidiano, rispetto al recipiente originale che può contenere anche decine di Kg o litri di prodotto. La bottiglia di acqua minerale si presta a questo utilizzo improprio perché, essendo trasparente, consente di verificare se il prodotto sta finendo. Tutte queste abitudini sono spesso all’origine di questi incidenti.

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