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MUCCA PAZZA: DENUNCIA PER TENTATO OMICIDIO










Anche in Italia si registra il primo caso di contagio umano del morbo della mucca pazza. Si tratta di una ragazza siciliana di 24 anni. Purtroppo si è verificato ciò che il CODACONS da oltre un anno denuncia: la possibilità di contagio per l’uomo provocato da negligenze, omissioni e scarsi controlli.
Ora occorre accertare le responsabilità. Il CODACONS ha presentato oggi stesso alla Procura della Repubblica di Palermo una denuncia contro ignoti per tentato omicidio. Si apprende infatti di un possibile intervento della mafia, in Sicilia, finalizzato ad eliminare i cadaveri di bovini a rischio. Viene poi scartata aprioristicamente la possibilità che la ragazza abbia contratto la malattia in Francia, nel corso di un viaggio, poiché questo è avvenuto dieci anni fa e i tempi di incubazione della malattia non superano i sette anni. Ma al di là del caso specifico, sostiene l’associazione, occorre accertare le responsabilità degli allevatori, di chi ha effettuato i controlli e di tutti i soggetti interessati alla vicenda.

Ma c’è di più. Nonostante le rassicurazioni del Ministero della Salute i controlli sono insufficienti. Il precedente Ministro della Sanità Veronesi aveva previsto, nel dicembre 2000, 30 casi di mucca pazza nel 2001 sulla base di 10.000 test a settimana. Ebbene, sino ad oggi sono stati effettuati appena 541.233 test (contro gli oltre 630.000 promessi) e i casi di bovini contagiati sono addirittura 53! In pratica gli esperti prevedevano 1 caso di mucca pazza ogni 19.500 controlli; la realtà ha visto quasi raddoppiare i casi di contagio: 1 ogni 10.211 test.

Il CODACONS invita quindi l’attuale Ministro Sirchia ad aumentare i controlli e le ispezioni presso gli allevamenti, anziché rilasciare interviste tranquillizzanti. E si riserva anche di denunciare l’ex ministro Veronesi che in passato ha etichettato il fenomeno mucca pazza come una psicosi collettiva, diffondendo quindi notizie false e tendenziose.

Ma non finisce qui. Il CODACONS ha scoperto che la rivista specializzata ?Gambero rosso?, la più famosa guida dei ristoranti italiani, pubblicizza dalle sue pagine esercizi che ancora venderebbero, come piatto forte, la paiata, la trippa, coratelle, animelle, ecc. Insomma tutte parti dell’intestino bovino che, essendo vicine al midollo spinale, sono ad altissimo rischio.
Tutto ciò a dimostrare che il pericolo mucca pazza è stato del tutto sottovalutato in Italia. Così come gli appelli del CODACONS che più volte ha denunciato sia il fatto che alcuni allevamenti per i mangimi, uniscono alle farine vegetali quelle animali, vietate dalla legge, sia l’occultamento dei cadaveri dei bovini, al fine di sottrarli agli indispensabili test anti-bse. Appelli rimasti inascoltati dalle istituzioni e dai mass media che, invece, diffondevano notizie rassicuranti sull’aumento del consumo di carne in Italia. Alla luce della nuova situazione il CODACONS chiede ai NAS di rendere pubblici i dati sulle denunce da loro presentate per uso di farine animali.

Intanto l’associazione istituisce, come fece per il caso Lipobay, uno sportello di ?emergenza mucca pazza? che risponde al numero 095/370437 (CODACONS SICILIA), attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18. A questo centralino i consumatori di tutta Italia possono segnalare situazioni sospette, dubbi, incertezze ed eventuali allevamenti che non rispettano le norme vigenti in materia.

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