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MUTUI AGEVOLATI: LO STATO PAGA INTERESSI USURARI ALLE BANCHE








La legge 133/99, impugnata dall’Abi avanti al Tar, prevede che anche i mutui agevolati, ancora regolati a tassi da capogiro fino al 22 per cento annuo, devono essere abbassati sotto i tassi soglia previsti dalla legge ?cosiddetta’ antiusura (108/96).
Si stima che almeno 500.000 cittadini siano ancora titolari di mutui a tassi agevolati stipulati in anni precedenti alla legge antiusura con il contributo di comuni, province e regioni e perfino dello Stato, che si sono accollati parte degli interessi per favorire lo sviluppo dell’edilizia popolare.
A seguito della caduta tendenziale dei tassi di interesse ed alle battaglie per far fissare, per legge, i limiti ai prestiti usurari, la maggior parte dei mutui a tasso fisso sono stati rinegoziati ad interessi più ragionevoli, mentre i cosiddetti mutui ?agevolati? continuano a generare interessi dal 14 al 22 per cento, con il paradosso che gli enti pubblici sono costretti a pagare parte degli interessi ?usurari? alle banche.

Ma l’ennesima sentenza di Cassazione, la n.14912 emessa il 23 novembre 2001 dalla seconda sezione civile, ha stabilito che la violazione di norme imperative previste dall.art.2 della legge 108/96, ossia i criteri del tasso massimo che può essere applicato a seconda delle tipologie dei prestiti, può essere svolta persino d’ufficio dal giudice di merito, trattandosi di norme di ordine pubblico la cui eventuale violazione va rilevata anche senza che vi sia stata una esplicita richiesta della parte interessata.

Inoltre la terza sezione del Tar del Lazio, su ricorso Codacons, ha confermato che:? la disciplina della rinegoziazione comporta l’obbligo per gli istituti di credito di ridurre automaticamente il tasso attivo dei mutui con effetti asseritamene retroattivi??. Il Tar infatti, nell’esaminare il ricorso del Banco di Napoli contro il decreto 24.3.2000 n.110, recante disposizioni per la “rinegoziazione dei mutui edilizi?, non ha accolto il ricorso della banca che tendeva a migliorare il tasso ad essa favorevole, rinviando ad altra data la decisione definitiva, ma per ritenere ammissibile il ricorso ha ribadito che la banca ha interesse all’impugnativa proprio perché da quel decreto deriva l’obbligo di ribassare automaticamente i tassi usurari.

Tale pronuncia nega la tesi di molti istituti di credito, già denunciati alla magistratura, secondo i quali il cliente doveva richiedere la riduzione dei tassi di propria iniziativa.


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