Nel dicembre 2000 il Codacons e l’Adusbef presentarono un esposto alla Corte dei Conti affinché la stessa accertasse se non ci fossero responsabilità contabili per danno all’erario da addebitare ai vertici della Banca d’Italia a causa di atti regolamentari emanati in contrasto con le leggi e produttivi di danno.
Le due associazioni avevano assunto che, alla luce delle sentenze della Corte di Cassazione, che avevano ritenuto usurari gli interessi pretesi dalle banche in misura superiore al tasso soglia fissato dai vari decreti del Ministero del Tesoro, il comportamento tenuto da Banca d’Italia, che con sue circolari aveva in buona sostanza ritenuto conforme a legge il comportamento delle banche, potesse integrare ipotesi di responsabilità contabile.
Come è noto per l’intervento del D.L. n. 394/2000 convertito nella legge n. 24/2000, sia le banche sia Banca d’Italia avevano tirato un sospiro di sollievo, giacché le citate leggi hanno stabilito che debba ritenersi usurario il tasso di interesse con riferimento al momento della pattuizione e non anche con riferimento al momento della richiesta del pagamento (le rate da pagare oggi, di un mutuo che è stato stipulato fissando un certo tasso di interesse per esempio nel 1993), e che pertanto le prime non possono essere incolpate di usura e la seconda non possa essere ritenuta responsabile per danni all’erario derivante dalla ?cattiva? interpretazione della legge antiusura (L. 108/96) che ne aveva fatto in precedenza.
Senonchè, mentre pende un’altra spada di Damocle (il giudizio della Corte Costituzionale sulla legittimità del decreto legge n. 394/2000) su tutto questo pasticcio e nonostante la vigenza degli atti normativi citati, alcune Procure della Repubblica presso i tribunali (ricordiamo quella di Rieti e di Avellino) proseguono le indagini per usura nei confronti delle banche ed ora, annunciano il Codacons e l’Adusbef anche la Procura Regionale della Corte dei Conti del Lazio ha aperto un’istruttoria.
Come è evidente i ?colpi di spugna? di carattere politico non sempre possono e condizionano gli altri poteri dello Stato che, così come coraggiosamente ha fatto la Corte di Cassazione, vanno avanti per la loro strada.
La polemica tra le banche e le associazioni dei consumatori, non si placa, anche su un altro fronte che non è privo di implicazioni circa l’indagine che è rimessa all’attenzione della Corte dei Conti.
Battaglia aperta è infatti sui ?mutui agevolati?.
Qual è il paradosso.
Mentre i cittadini che autonomamente per l’acquisto della casa di abitazione hanno contratto un mutuo devono usufruire della riduzione del tasso di interesse per le rate ancora da pagare all’8%, così come prevede il D.L. 394/2000, i cittadini, che aderendo ai piani per la costruzione delle case di edilizia economica e popolare (dunque si presume quelli meno abbienti), pagano parte di un mutuo che hanno contratto i vari enti locali (Regioni, Comuni), non usufruiscono del medesimo trattamento.
Accade che su questi mutui, contratti dagli enti locali, c. d. ?agevolati? , le banche continuano a pretendere interessi anche fino al 20%, con grave danno per le tasche dei cittadini che si sono accollati parte del mutuo e per le casse degli enti locali stessi che pagano la restante, a volte consistente, parte del mutuo.
Tutto ciò nonostante la legge n. 133 del 13 maggio 1999, all’art. 29 dispone che ?gli enti concedenti contributi agevolati, nonché le persone fisiche e giuridiche destinatarie di tali contributi, possono, in via disgiunta, chiedere all’istituto mutuante la rinegoziazione del mutuo nel caso in cui il tasso di interesse applicato ai contrattai di finanziamento stipulati risulti superiore al tasso effettivo globale medio, per le medesime operazioni, determinato ai sensi dell’art. 2 della legge 7 marzo 1996, n. 108, alla data richiesta ???.?
Questa legge ha rinviato ad un regolamento di attuazione i particolari.
Tale regolamento è stato emanato già un anno fa (D.M. Tesoro 24 marzo 2000 n. 110) ma l’ABI ha subito proposto ricorso al TAR del Lazio per bloccarne l’operatività.
Il Codacons, L’Adusbef ed altre associazioni di consumatori si sono costituite nel giudizio per resistere al ricorso dell’ABI, il cui giudizio è stato sospeso proprio perché stava per essere emanata la legge di conversione del D.L. 394.
Ma intanto i cittadini continuano a pagare interessi superiori a quelli fissati come limite massimo da leggi dello Stato.
Il CODACONS spera che il TAR arrivi presto ad una decisione che veda il rigetto del ricorso dell’ABI e che le indagini iniziate da parte della Corte dei Conti e dalle Procure della Repubblica possano, più che qualche legge del momento, fare quella giustizia attesa dai mutuatari.