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NUOVA LEGGE PER L’INFORMAZIONE: ECCO LE PROPOSTE DI ADOC, ADUSBEF E CODACONS





Roma, 24 luglio 2002 ? In previsione della prossima emanazione da parte del Governo di una legge che regolerà l’intero sistema dell’informazione, Adoc, Adusbef e Codacons pongono l’accento su diversi punti da cui la nuova regolamentazione non potrà prescindere per risultare equa agli occhi dei consumatori.
Appoggiando in pieno le parole del Presidente Ciampi, le tre Associazioni dei consumatori ritengono un reale pluralismo e una forte imparzialità le condizioni primarie dalle quali il Governo dovrà partire per la formulazione della legge in oggetto, ritenendo allo stesso modo cruciale la questione della tutela dei minori.
Altro punto di fondamentale importanza, secondo Adoc, Adusbef e Codacons, è quello del canone. Secondo quanto ipotizzato da più parti, il Governo si preparerebbe a dare un’interpretazione assai elastica delle direttive europee competenti in materia di pubblicità, e questo consentirebbe alla Rai di aumentare il numero dei propri spot.
Se ciò dovesse avvenire Adoc, Adusbef e Codacons, ritengono irrinunciabile l’abolizione del canone, divenendo la Rai a tutti gli effetti una Tv commerciale e non dovendo quindi più contare sugli introiti derivanti dal pagamento dello stesso canone da parte dei cittadini.
Le 3 associazioni, inoltre, ritengono fondamentale formalizzare il diritto d’accesso a tutte le trasmissioni di servizio da parte delle diverse entità sociali, culturali e ideologiche del paese, al fine di garantire il vero pluralismo nell’informazione.
In caso contrario, ovvero se la legge non favorisse il dilagare della pubblicità all’interno della televisione pubblica, le 3 associazioni propongono comunque una forte riduzione dello stesso, essendo la legge che ne dispone il pagamento obsoleta non tenendo conto della profonda evoluzione che c’è stata nel settore televisivo negli ultimi venticinque anni.
L’origine di questo balzello infatti, ricordano Adoc, Adusbef e Codacons, risale addirittura al regio decreto legislativo numero 246 del 21 febbraio 1938, ai tempi in cui non solo era inimmaginabile lo stato attuale della comunicazione in Italia, ma in cui non esisteva neanche la televisione.
L’ingiustizia, secondo i consumatori è ancora più evidente quando si consideri che la Rai ricorre alla pubblicità ingannevole insistendo sui teleschermi nell’uso del termine di abbonamento quando si tratta invece di una vera e propria tassa di possesso, senza possibilità per il cittadino di poter decidere se avvalersi o meno del servizio Rai e di negare il supporto finanziario a programmi non graditi. E ciò è tanto più evidente se si considera che la riscossione del canone-tassa è affidata a un ufficio del Ministero delle Finanze.
Se il canone non dovesse essere abolito, Adoc, Adusbef e Codacons propongono al Governo una via alternativa da seguire, considerando tra i soggetti facenti parte della futura gestione della Rai, anche i consumatori e le Associazioni che li rappresentano, in quanto veri azionisti dell’azienda.


































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