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Ora ci rivolgeremo al Codacons

Quando manca mezz’ora abbondante alla liberazione della zona off limits, la famiglia Bianco, con tre figli piccoli, già aspetta per tornare fra le pareti care di via Schipa. Varco di piazza Casalbore, ore 16 circa. Parla la signora Viviana: "Abbiamo trascorso questi giorni da mamma, a Capezzano, sistemazione sette stelle. I bambini? Non hanno avvertito niente. Anzi, sono contenti perché l’apertura della scuola è stata rimandata". Davanti alle transenne aspetta anche Bruno Valletta: "La prima sera dello sgombero, mio figlio è andato dagli amici, io nel centro di accoglienza del Vestuti. mia moglie e mia suocera hanno trovato ospitalità dalle suore. Il giorno dopo le ho raggiunte. Abbiamo avuto più problemi per la sistemazione del cane e del gatto. Non hanno previsto niente per loro". In effetti alcuni minuti più tardi, a poca distanza, in via Pietro da Eboli, altre persone portano valigie e cani al guinzaglio. Le avanguardie del rientro marciano verso casa con piccoli carichi di bustoni e trolley. Facce gravi, generalmente. La riapertura ufficiale dell’area evacuata è fissata per le 16,30. Puntuale, la prima macchina proveniente dal blocco rimosso di via Carmine spunta in piazza San Francesco e gira per via Schipa, epicentro della bomba. Antonio Bianco torna da Vietri: "Penso che le autorità abbiano dimostrato grande senso di responsabilità". Arriva da Vietri pure la famiglia Salsano, che abita vicino al cantiere con l’ordigno: "Mi pare strano – osserva il signor Gaetano, medico veterinario – che non abbiano fatto saggi di scavo prima di avviare quei lavori. Fra l’altro, nelle settimane scorse c’è stata una denuncia perché si sentivano vibrazioni al palazzo.  Adesso chiederemo al Codacons, che ha la sede qui, se è possibile seguire le vie legali per verificare se ci sono responsabilità dell’impresa". L’operazione rientro è avviata e procede leggera. Gli sfollati, informati da televisioni e siti internet, tornano alla spicciolata. Silenziosi, come se ne sono andati – in cinquemila – all’inizio della settimana. Le ambulanze riportano a casa gli ammalati sistemati negli ospedali. Le forze di polizia continuano a presidiare la zona rossa mentre la gente arriva in auto e a piedi sollevando valigie e assimilando un’esperienza pesante. Via Vernieri, ritornano Marilina e Francesca: "È stata una sensazione molto brutta. Abbiamo avuto un assaggio minimo delle grandi tragedie nel mondo. Come fanno i potenti a volere le guerre?". Via Vernieri, riapre il Video Top Club. Il titolare è stato sgomberato doppiamente, come residente e come commerciante: "Dal punto di vista economico è un dramma. Dal punto di vista umano, è stata la prima volta che ho vissuto una cosa simile". Piazza San Francesco, riapre il "Regno della pizza": "Stasera facciamo la "pizza bomba"". Via Arce, rientra Emanuela Manzo: "È stata una cosa drammatica. Non ho visto la Seconda guerra mondiale, ma il clima mi è sembrato quello. L’organizzazione, però, è stata eccellente". Via Gonzaga, rincasa una coppia anziana: "Veniamo da Acerno. L’evacuazione era necessaria. Però i tre colpi di sirena finali non li hanno dati". Piazza San Francesco ore 17,30. I salernitani si riprendono le strade, mischiandosi a quelli che rivedono casa. Un uomo spazza il marciapiede pulendolo dal tappeto di foglie morte. Il portone dei frati rimane sprangato. I negozi sono quasi tutti chiusi, anche se il sindaco ha autorizzato l’apertura. Un ragazzo e una ragazza si baciano. Loro salutano così la normalità ritrovata. Un modo peggiore sceglie l’automobilista che strombetta col clacson mentre da una macchina davanti scende un invalido anziano.
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