La notizia che il tribunale di Roma ha ordinato il sequestro dei beni argentini presenti in Italia, solleverà un polverone che servirà solo a distogliere l’attenzione sulle gravi responsabilità di banche e di intermediari. In questa vicenda non si può ancora una volta creare un’illusione, alla ricerca di pubblicità a buon mercato, che questa ordinanza possa portare vantaggi perché come è noto in Italia lo Stato argentino ha solo sedi coperte dall’inviolabilità diplomatica. La vendita dei bond Argentini è stato un esempio gravissimo di mala – consulenza. Dal 1999, tutte le notizie sull’alto tasso di rischio di questi investimenti erano note a tutti gli operatori e, nonostante questo, nessuna informazione è stata data ai sottoscrittori, anzi si è scelta la strada ingannevole di parificare questi titoli addirittura ai Titoli di Stato italiani.
Il CITA (Comitato Investitori Titoli argentini) ha scelto da subito una strada più efficace e, sicuramente non ingannevole, che porterà a breve alla presentazione di un esposto denuncia alla CONSOB, alla Banca d’Italia, alla magistratura e al Governo ed ad azioni dirette ed individuali per costringere tutte le istituzioni ad indagare ed a punire, se accertate, le infrazioni commesse da banche e intermediari. Da questi accertamenti deriveranno i diritti che i sottoscrittori avranno nel chiedere il risarcimento del danno. Il CITA, nel frattempo, continuerà un’azione forte nei confronti del Governo italiano e di quello Argentino a tutela degli interessi dei cittadini italiani coinvolti in questa tragica vicenda.