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OSCAR: BENE L’ESCLUSIONE DEL FILM DI GIANNI AMELIO ?LE CHIAVI DI CASA?



Quando il film le ?Chiavi di casa? non ha vinto alcun premio a Venezia molti si sono indignati con la giuria…ora apprendiamo che le ?Chiavi di casa di Gianni Amelio non andrà a rappresentare l`Italia agli Oscar. Una buona notizia.
Infatti il Codacons aveva a suo tempo criticato il film di Gianni Amelio.

Un film documentario sull` handicap, insulso e scontato in cui tutti i fotogrammi sono prevedibili come un fumetto di Topolino ? affermava il Presidente dell’associazione Carlo Rienzi – Un padre bamboccio, furori luogo per quella parte, che dovrebbe far trasparire un travaglio umano nel ritrovamento di un figlio disabile ma che non muove una ciglia da cui si possa arguire che si è accorto del problema…una madre di altra bimba inguaiata che rappresenta la parte buona delle famiglie degli infelici e che fa le veci della maestra di vita ed educazione al bamboccio.
E nelle critiche del Codacons si leggeva ancora: ?Uno spettacolo indegno di un film da terza visione dove si capisce solo che in Italia i disabili non possono fare valida terapia – che nemmeno è vero – ma devono emigrare a Berlino, e si capisce solo che avere un bimbo disabile è una prova dura da superare che non tutti, specie i bambocci come quello, possono certo superare.
Perché un certo successo allora in Italia? Per i sensi di colpa di tutti quelli che non avrebbero il coraggio nemmeno di prendere in braccio un disabile e che sono tanti, tanti quanti gli spettatori contenti di vedere quella insulsaggine. Un papino così cretino che pensa per un momento di poter portare il disabile a trovare la stangoncina finlandese di cui si è innamorato in fotografia e che pensa di risolvere il problema della diversità gettando a mare il tutore…per poi chiudere senza una conclusione per assoluta mancanza di coraggio: porterà il figlio disabile a casa della seconda moglie madre di un bel figlio sano il nostro eroe? O lo mollerà nel primo istituto per handicappati? In cosa il film si distinguerebbe da un documentario sui lebbrosi o sui malati di aids abbandonati da genitori e società?
Nulla assolutamente: lo stesso pietismo ignobile di chi non fa solidarietà ma vuol far finta di farla con un film e la stessa mancanza, comoda e ipocrita, di soluzioni reali al problema degli emarginati che mai può essere la sola famiglia.
Nessuno lo sa o almeno non si capisce anche perché ambedue le conclusioni avrebbero allontanato il pubblico?.

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