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Pane, e’ guerra tra artigiani e associazioni

 Scatta la controffensiva della Federazione italiana panificatori (Fippa) contro lo "sciopero della pagnotta" indetto per domani da 16 associazioni dei consumatori contro i rincari. Le 25mila panetterie aderenti all’organizzazione esporranno in vetrina una lettera che spiega al cliente le loro ragioni. "I fornai – si legge nel testo – non si sono arricchiti: siamo stretti tra la volontà di pesare il meno possibile sul tuo portagoglio e la necessità di far quadrare i conti. Siamo un anello debole – prosegue la lettera – che ora è beffardamente stritolato da continui attacchi sui giornali da parte di categorie in cerca di facile consenso". Le ragioni degli artigiani sono presto dette, spiega Luca Vecchiato, presidente di Fippa. Prima di tutto il pane si fa con la farina e non con il grano. Se è vero che il prezzo internazionale del grano è calato significativamente, non è stato così per la farina: secondo una ricognizione effettuata dall’organizzazione sulle fatture di acquisto presso i fornai di 55 città italiane, il prezzo è aumentato del 2 per cento. Insomma la corsa dei farinacei registrata tra gennaio e settembre 2007, che ha visto un’impennata dei prezzi del 42%, si è arrestata, ma non c’è mai stata una flessione che facesse rientrare i costi per i fornai. In secondo luogo, continua Vecchiato, i rincari del pane nella realtà sono stati limitati: una famiglia media, che consuma 360 grammi al giorno, spende solo 60 centesimi in più al mese rispetto a gennaio. "E’ vero – sottolinea – che il prezzo del pane è aumentato di più del 12 per cento rispetto a un anno fa. Ma questo – spiega – è legato all’impennata di tutti i listini registrata nei mesi di settembre e ottobre scorsi. Nel corso degli ultimi otto mesi, però, i prezzi hanno seguito un andamento più debole dell’inflazione generale: da gennaio a oggi sono aumentati complessivamente del 2,45 per cento. A pesare sulle aziende, prosegue, ci sono poi il nuovo contratto di lavoro, che fa lievitare i costi per i fornai tra i 10 e 15 centesimi per ogni chilogrammo di pane prodotto, nonché i costi dell’energia, che continuano a salire. Insomma, dicono i panificatori, nessuno ha approfittato della situazione, perché non c’è stato nulla di cui approfittare. Perciò hanno inviato una lettera a Federconsumatori, Codacons, Adusbef e Adoc, invitando a "porre termine con effetto immediato alla campagna denigratoria da voi posta in essere e suscettibile di determinare conseguenze distorsive nel mercato".
 

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