MILANO – Nemmeno il petrolio sfugge alla crisi finanziaria e il prezzo al barile crolla di fronte alla prospettiva di una recessione globale. E così – nonostante l´annuncio di nuovi tagli alla produzione da parte del cartello dei Paesi che aderiscono all´Opec – ieri il greggio è sprofondato sotto i 70 dollari (con un minimo a 68,57 dollari al barile) tornando sui livelli che non vedeva più dall´agosto del 2007. Si tratta di un calo vertiginoso, che è pari a meno della metà rispetto ai massimi toccati lo scorso luglio (147 dollari al barile) ed è di ben 6 dollari inferiore rispetto alla chiusura di mercoledì, quando il greggio quotato sul Wti di New York aveva chiuso sopra 74 dollari al barile. Il repentino crollo dei prezzi non è stato neppure arginato dalle dichiarazioni del ministro dell´Opec del Qatar, Abdullah al-Attiyah che ieri ha paventato la possibilità di un «taglio della produzione anche maggiore» rispetto alle attese del mercato, che stimano un risuzione di un milione di barili al giorno. L´occasione per ridurre l´estrazione di greggio, con l´auspicio di far risalire i prezzi, dovrebbe essere decisa nella riunione straordinaria dell´Opec che ieri è stata anticipata al prossimo 24 ottobre (mentre originariamente era stata convocata per il 18 novembre). Secondo il presidente dei paesi produttori, il ministro algerino Chakib Khelil «il prezzo ideale del greggio» oscillerebbe infatti «fra 70 e 90 dollari al barile». Tuttavia Khelil si è anche affrettato a precisare che «nessuno può dire precisamente quanto perché la decisione viene presa nel corso della riunione». Non la pensa così il Dipartimento dell´Energia Usa, che ieri ha annunciato un aumento delle scorte di greggio, una decisione che ha, invece, alimentato il calo delle quotazioni del petrolio a New York. La scorsa settimana gli stock di petrolio negli Stati Uniti sono infatti saliti di 5,6 milioni di barili (a 308,2 milioni di barili), più del doppio rispetto alle attese degli analisti. Con il crollo delle quotazioni del greggio, anche i titoli energetici sono sprofondati a Piazza Affari, e dopo alcune sospensioni per eccesso di ribasso, Saipem è scesa dell´11,7%, Tenaris ha accusato un ribasso di oltre il 10% e le Eni sono addirittura calate sotto 14 euro chiudendo in ribasso del 7,79%. Ma mentre le quotazioni dei titoli delle compagnie petrolifere e del greggio si sono dimezzate, e il particolare il prezzo del petrolio è tornato sui livelli di un anno fa, il costo del carburante ai distributori di benzina non accenna a diminuire. Un fatto che anche ieri è stato denunciato dalle associazioni dei consumatori, che hanno ribadito come la prassi di tagliare i prezzi ai distributori con diversi giorni di ritardo sia inammissibile. Per Federconsumatori, tenendo conto delle attuali quotazioni di euro e petrolio, la benzina dovrebbe costare tra 1,31-1,32 euro al litro, contro gli attuali 1,35-1,36 euro al litro. Secondo i calcoli del Codacons, il carburante dovrebbe invece diminuire di 7-8 centesimi al litro, pertanto «un automobilista al momento paga ingiustamente per un pieno tra i 3,5 e i 4 euro in più del dovuto, che si traduce in un aumento tra 84 e 96 euro su base annua». Ma c´è anche chi ha subito annunciato un taglio dei prezzi. Ieri la tedesca Lufthansa e l´inglese British Airways hanno annunciato un calo dei loro biglietti aerei legata al minore costi del carburante, che chiaramente varia a seconda della lunghezza del percorso.