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Petrolio in calo, consumatori chiedono taglio prezzi carburanti

Roma, 16 set (Velino) – Petrolio ancora in calo sui mercati internazionali. A New York i future sul greggio con scadenza ad ottobre hanno aperto a 91,76 dollari al barile, quasi il 40 per cento in meno del record fatto registrare lo scorso 11 luglio (147,27 dollari). A Londra il Brent è stato quotato addirittura sotto i 90 dollari e precisamente a 89,90 dollari. Mentre l’Opec ha tagliato per la sesta volta quest’anno le stime sulla crescita della domanda petrolifera nel 2008. Secondo il cartello petrolifero la domanda mondiale dovrebbe attestarsi a 86,6 milioni di barili al giorno, con una crescita di 880 mila barili al giorno, in calo di 120 mila barili rispetto alla precedente previsione. Il tutto dovuto al rallentamento dell’economia mondiale. Nonostante i cali che in questi ultimi giorni stanno interessando l’oro nero, i prezzi dei carburanti italiani stentano tuttavia a scendere.  Ancora una volta sono le associazioni dei consumatori a fare la voce grossa contro le compagnie petrolifere: per Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori è necessario tagliare le accise e bloccare l’Iva garantendo una riduzione di 8-10 centesimi sul prezzo di benzina e gasolio. Una misura che verrà chiesta giovedì prossimo in occasione dello “sciopero della pagnotta” per protestare contro l’effetto domino che i prezzi dei carburanti generano nei confronti dei rincari dei generi alimentari. “Basta con la doppia velocità dei carburanti, lesti a salire quando il prezzo del greggio aumenta, immobili nel caso opposto – affermano le associazioni dei consumatori -. Con il petrolio a 90 dollari il prezzo di benzina e gasolio dovrebbe essere inferiore di 8-10 centesimi di euro al litro. Negli ultimi due mesi il costo di un barile di petrolio è diminuito di circa il 35-40 per cento, benzina e gasolio sono rimaste praticamente ferme”. Secondo i calcoli dei consumatori, il prezzo della benzina dovrebbe quindi attestarsi a 1,38 euro al litro, contro la media di 1,45 a cui viene venduta in questi giorni. Attraverso l’identico calcolo, il diesel dovrebbe attestarsi a 1,31 euro al litro, contro gli 1,39 – 1,40 a cui è venduta oggi. “Tutto ciò comporterà – concludono i consumatori – delle pesanti ricadute per gli automobilisti che, con una media di due pieni di carburante al mese, dovranno far fronte ad un maggior esborso, per costi diretti, di 96 euro annui” e “per costi indiretti, di 65 euro all’anno”. In parte diverse le stime di Nomisma Energia sul prezzo ottimale di benzina e gasolio che mettono in evidenza per la “verde” un prezzo alla pompa, rispetto a quello ottimale, inferiore di 3,3 centesimi di euro al litro e per il diesel un listino ai distributori superiore di 4,3 centesimi di euro al litro. Contro le accuse di speculazione mosse dai consumatori è arrivata la risposta dell’Unione petrolifera: “Si tratta di affermazioni ancora una volta non basate su dati di fatto. Guardando all’andamento delle quotazioni dei prodotti finiti scambiati sulle piazze internazionali (Platts) ci si accorge che nei periodi in cui il greggio presentava valori simili a quelli odierni, tali quotazioni erano ben inferiori a quelle attuali anche tenendo conto dell’effetto cambio”. Secondo Up, infatti, in media a gennaio 2008 il prezzo internazionale della benzina era di 0,415 euro/litro contro gli attuali 0,531, con un aumento di quasi 12 centesimi rispetto ad un prezzo interno (al netto delle tasse) cresciuto nello stesso periodo di 6,8 centesimi. Per quanto riguarda il gasolio, in media a gennaio 2008 il prezzo internazionale era di 0,477 euro/litro contro gli attuali 0,579, con un incremento di oltre 10 centesimi rispetto ad un prezzo interno (al netto delle tasse) aumentato di 8,5 centesimi. "Sarebbe forse il momento che anche da parte delle associazioni dei consumatori ci fosse un’assunzione di responsabilità nel fornire una corretta informazione ai cittadini”, ha poi concluso l’Unione petrolifera. A scagliarsi contro il caro greggio anche i costruttori di auto. In luglio e agosto infatti il mercato europeo delle autovetture ha registrato una pesante flessione. Secondo i dati diffusi dall’Acea (l’associazione dei costruttori di automobili europea), nel complesso dei paesi dell’Ue e dell’Efta le immatricolazioni hanno subito un calo del 7,3 per cento in luglio e del 15,6 per cento in agosto. Numeri che secondo l’Unrae, l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, sono dovuti alla forte crescita del prezzo del carburante alla pompa registrata nell’ultimo anno, alla scarsa propensione all’acquisto di beni da parte di molte famiglie alle prese con l’aumento del costo della vita e del denaro e al relativo clima di fiducia ai minimi degli ultimi anni. “La situazione generale richiama l’attenzione sulla necessità di rivedere, senza ulteriori perdite di tempo, la politica fiscale sui prodotti energetici, in particolare sui carburanti – ha spiegato Salvatore Pistola, presidente dell’Unrae -. Attualmente il prezzo del petrolio è praticamente simile a quello registrato lo scorso febbraio, quando la benzina e il gasolio costavano rispettivamente il sei per cento e il nove per cento in meno di oggi.

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