ROMA. Il prezzo del barile scende in picchiata, quello dei carburanti col contagocce. E le associazioni dei consumatori non ci stanno. Adusbef e Federconsumatori denunciano la lentezza dei ribassi, nel periodo di punta dell`esodo estivo, e chiedono un taglio dei listini fino a 1,40 euro al litro. Il Codacons attacca le compagnie petrolifere e chiede l`intervento di governo e Antitrust, sospettando cartelli e speculazioni. Scendono in campo anche i gestori: nel mirino la Tamoil, accusata dalla categoria di scaricare su chi gestisce i distributori il peso della Robin Tax, con il rischio di altri aumenti per gli utenti. Dopo il massimo storico di 147,27 dollari dell`11 luglio, il petrolio ha invertito rotta e l`altro ieri è sceso sotto i 120 dollari. Un livello su cui si è mantenuto anche ieri, chiudendo a New York a 119. Per contro i prezzi consigliati dei carburanti, ossia quelli che le compagnie indicano ai gestori, oscillano tra 1,481 e 1,489 euro al litro. Il 15 luglio erano saliti, sulla scia del caro-greggio, fino a 1,56 euro, il livello più alto. Rispetto a questo picco, il calo a tutt`oggi si aggira sui 7 centesimi al litro. Troppo poco, dicono i consumatori. I primi di maggio, quando il petrolio era sui livelli attuali, la benzina viaggiava su quota 1,47 euro/litro, il gasolio su 1,45. `Rispetto ai massimi, il petrolio ha perso quasi 30 dollari, cioè il 20% – sottolinea il Codacons – mentre la benzina è scesa meno del 5%`. L`associazione è convinta che i petrolieri stiano `come ogni anno, speculando sulle vacanze degli italiani. Il prezzo dei carburanti dovrebbe calare immediatamente del 15%. Il fatto che ciò non sia avvenuto accentua i sospetti di cartello e di speculazione a danno degli utenti`. Per questo l`associazione chiede `al governo di convocare le compagnie petrolifere, come fece il governo Prodi`, e `all`Antitrust di intervenire con urgenza`. Per Adusbef e Federconsumatori il passo da fare è accelerare le liberalizzazioni `arrivando ad almeno 2.000 pompe bianche`, cioè indipendenti, che garantirebbero un risparmio diretto di circa 7-8 centesimi. Intanto è battaglia tra i gestori e Tamoil. Faib, Fegica e Figisc hanno annunciato che dal 15 settembre, nei distributori della compagnia libica, i gestori potranno fissare liberamente il prezzo dei carburanti, perché la disdetta degli accordi con la società ha fatto cadere la clausola di un tetto massimo. Questo `di fatto, consente a Tamoil di trasferire sui gestori ben più dell`onere previsto dalla Robin Tax`. E il rischio è che l`onere ricada sul consumatore. Per l`Unione Petrolifera `negli ultimi 15 giorni il prezzo dei carburanti è sceso di 7-8 centesimi rispecchiando il parallelo andamento del mercato dei prodotti internazionali`. Il nuovo rallentamento del petrolio e i forti rialzi delle banche hanno dato slancio alle Borse. Milano, maglia rosa in Europa, ha fatto registrare un incremento del 3,33%. `La corsa di questa seduta – dicono però gli operatori di Piazza Affari – conferma che la recessione economica c`entra assai poco con l`andamento dei mercati. La crisi, di dimensioni epocali, è tutta finanziaria e se si fossero stretti maggiori controlli sulla speculazione, a partire dal petrolio, non ci troveremmo in questa situazione`. La decisione della Federal Reserve di tenere invariato il costo del denaro al 2% ha consolidato il forte rialzo della Borsa statunitense. Il Dow Jones è salito del 2,94%, il Nasdaq del 2,81.