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Petrolio in ribasso, la benzina resta su

In un mese il prezzo del barile è andato in picchiata, perdendo quasi 30 dollari. Quello della benzina, ovvero il derivato con cui i consumatori hanno quotidianamente e principalmente a che fare è sceso di una decina di centesimi. Tanto? Poco? La proporzione è giusta? Sono le domande che tutti si pongono e che le associazioni dei consumatori trasformano in accuse alle compagnie e in appelli al Governo perché trovi un rimedio. Ma i primi a essere tirati in ballo respingono le accuse: “Non è assolutamente vero che il prezzo della benzina non scende al calare delle quotazioni“, dice l`Unione petrolifera (Up). “Argomentazioni strumentali“, polemizza Luca Squeri, presidente di Figisc-Confcommercio. Andiamo per ordine. Il petrolio è sceso sotto i 120 dollari, il 19% in meno rispetto a tre mesi fa. “Una buona notizia se non fosse che, nonostante il calo, il prezzo dei carburanti nello stesso periodo sia aumentato“, denuncia Carlo Pileri, presidente dell`Adoc. Aggiungendo: “Si fermi subito questa intollerabile doppia velocità del prezzo della benzina alla pompa rapidissimo a percepire l`aumento del prezzo del greggio, lento nel caso opposto. Il costo di un barile di greggio è diminuito del 19%, mentre un litro di benzina costa il 2%, uno di gasolio il 3,4%. Con un ribasso così forte, ci sarebbe dovuto essere un calo di almeno 10-12 centesimi del prezzo alla pompa“. Anche Adusbef e Federconsumatori denunciano la lentezza dei ribassi, nel periodo di punta dell`esodo estivo, chiedendo un taglio dei listini fino a 1,4 euro al litro. Il Codacons punta il dito contro le compagnie petrolifere e chiede l`intervento di governo e Antitrust, sospettando “cartelli e speculazioni“. per questo l`associazione chiede “la convocazione immediata delle compagnie petrolifere, come fece l`estate scorsa il governo Prodi“, e “all`Antitrust di intervenire con urgenza“. Simile richiesta all`esecutivo arriva da Adusbef e Federconsumatori, secondo cui benzina e gasolio dovrebbero scendere a 1,40 euro al litro, valore considerato congruo in rapporto al ribasso delle quotazioni petrolifere. E per calmierare i prezzi, il passo ulteriore è accelerare le liberalizzazioni del settore, “arrivando ad avere sul territorio almeno 2.000 pompe bianche“, cioè indipendenti, che secondo le associazioni garantirebbero agli utenti un risparmio di 7-8 centesimi al litro. Ma le compagnie sono pronte a ribattere e per voce dell`Up osservano che “negli ultimi 15 giorni il prezzo dei carburanti è sceso di 7-8 centesimi al litro rispecchiando il parallelo andamento del mercato dei prodotti internazionali“. I petrolieri, inviando al mittente le polemiche sui tempi delle variazioni dei prezzi quando il barile di oro nero si deprezza, rilevano, che “non è corretto continuare a sostenere questa tesi, non sorretta dai numeri“, come dimostrano le riduzioni sulle ultime due settimane “conseguenti al calo del prezzo del petrolio e dei suoi prodotti“. Luca Squeri, che rappresenta i gestori delle pompe di carburanti associati a Confcommercio, entra a piedi uniti: “Si stava appunto pensando che quando il prezzo della benzina cala, nessuno se ne accorge. Ed ecco che qualcuno se ne accorge per sostenere addirittura che non cala abbastanza“. Squeri snocciola poi i numeri, imboccando la strada migliore per smentire i consumatori: “Verso metà luglio il greggio quotava 143,51 dollari, l`altroieri 119,14: un calo del 16,98 %, ma agli ultimi di luglio era ancora a oltre 126 dollari. Al di là del greggio – puntualizza Squeri – bisogna, però, soprattutto vedere la quotazione dei prodotti lavorati sul mercato internazionale, cioè il prezzo Platt`s di benzina e gasolio. Per la benzina, esso è calato di 0,069 euro al litro dal 14 luglio (-12,85 %), e da allora la stessa benzina al distributore italiano (con il servizio del gestore) è calata di 0,073 euro al litro. Questi sono numeri veri e non parole in libertà. Non esiste dunque nessuna speculazione“. Considerato poi che la quotazione del prodotto lavorato sul mercato internazionale (o prezzo Platt`s) costituisce circa il 34% del prezzo finale alla pompa, “un calo del 13% del primo vale circa un decremento del 4,5% sul secondo, il che è puntualmente avvenuto al distributore in Italia. Ma se il Codacons (che intenzionalmente o per scarsa informazione fa confusione con i numeri) vuole una diminuzione del 15% di “tutto“ il prezzo al pubblico chieda allora al Governo tagli per il restante 10,5 % (sono circa 16 centesimi) sulle accise e sull`Iva“. Ma intanto non c`è solo la battaglia tra consumatori e produttori a infiammare l`estate: anche i sindacati dei gestori hanno trovato un obiettivo da contestare: Tamoil. Faib, Fegica e Figisc hanno annunciato che dal 15 settembre, nei distributori della compagnia libica, i gestori potranno fissare senza limiti il prezzo dei carburanti perché la disdetta degli accordi con la società ha fatto cadere la clausola di un tetto massimo. Questo “consente a Tamoil di trasferire sui gestori ben più dell`onere previsto dalla Robin tax“. E il rischio è che l`onere ricada sul consumatore. L. Cre. cresci@ilsecoloxix.it 06/08/2008 ` 06/08/2008 argomentazionistrumentaliSe il Codacons vuole una diminuzione del 15% dei prezzi allora chieda i tagli su accise e Iva luca squeripresidente Figisc-Confcommercio

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