MILANO – Quaranta dollari in due mesi. Il barile di petrolio si sgonfia, le sue quotazioni crollano. Ma gli effetti sul prezzo di benzina e gasolio ancora non si vedono. “Colpa dell`apprezzamento del dollaro sull`euro“, si difendono i petrolieri. “C`è lo spazio per un calo di almeno 6 centesimi al litro. Siamo pronti a denunciare chi specula“, accusano le associazioni dei consumatori. Con il greggio che è tornato ai livelli di cinque mesi fa (ieri a New York il Wti è sceso fino a un minimo di 105 dollari al barile, per poi chiudere intorno a 109 dollari) è arrivata la conferma indiretta che il mercato comincia a temere un rallentamento della crescita economica mondiale, tale da provocare un calo della domanda di petrolio anche nei Paesi emergenti come India e Cina. Timori che hanno già contribuito a far precipitare i prezzi del barile dal record storico di 147,27 dollari dello scorso 11 luglio. La minaccia dell`uragano Gustav, con le possibili conseguenze sull`attività delle piattaforme del golfo del Messico, e prima ancora il conflitto tra Russia e Georgia, avevano rallentato la caduta dei prezzi. Ma adesso, scampato il pericolo- Gustav, dopo che ha solo sfiorato l`area a più alta densità di impianti petroliferi degli Stati Uniti senza fare grossi danni, c`è addirittura chi prevede per fine anno più che realista l`ipotesi di un prezzo medio di 100 dollari il barile. La stima, elaborata da Nomisma Energia, si basa su due fattori: il ritorno dei fondamentali a un maggiore equilibrio, e il prevalere tra gli investitori finanziari di aspettative ribassiste. E tra i fondamentali viene dato molto peso alla crescita negli ultimi mesi della produzione dell`Arabia Saudita, verso i massimi storici dall`inizio degli anni `80. Resta però l`incertezza sulle decisioni che potrebbe prendere l`Opec nella riunione già programmata per martedì della prossima settimana: il cartello dei produttori sembra orientato a difendere il prezzo dell“`oro nero “, tagliando le esportazioni. Intanto le associazioni dei consumatori, con il Codacons in testa, sono tornate alla carica sul caro-carburanti. “è assolutamente inaccettabile che gli automobilisti siano costretti a pagare immotivatamente una media di 6 centesimi in più al litro“. E invitano le Procure di tutta Italia e l`Antitrust a intervenire. Per la Coldiretti il calo dei prezzi di benzina e gasolio porterebbe un effetto a cascata anche sui prezzi al consumo dei prodotti alimentari, su cui le spese per i trasporti in Italia gravano fino al 30%. Ma l`Unione petrolifera respinge le accuse: “Si tratta come al solito di affermazioni che prescindono dalla realtà dei numeri e dai reali meccanismi che regolano i mercati petroliferi “.