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Petrolio sotto quota 90, benzina ferma

Scende il prezzo del petrolio, ma non quello della benzina. La crisi economica, la catastrofe della Lehman Brothers e la paura che il peggio debba ancora arrivare hanno fatto sì che ieri il prezzo del greggio, già di per sé in calo, scendesse in una manciata d’ore di un altro 5 per cento, scivolando giù, sotto il tetto dei 90 dollari. Il Brent ha toccato quota 89,2 il livello più basso dallo scorso marzo. Eppure, lamentano i consumatori, la benzina non si muove, o lo fa a impercettibili passi. "Viste le quotazioni attuali dovrebbe attestarsi a 1,38 euro al litro, invece siamo ancora alla media di 1,45 – protestano le associazioni Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori – siamo di fronte all’ennesima speculazione che si ritorce contro i cittadini e che serve sia per aumentare i profitti, che per far pagare ai consumatori la Robin Tax, sbandierata come tassa contro i petrolieri". Tutto ciò, fanno notare, avrà pesanti ricadute per gli automobilisti che, con una media di due pieni di carburante al mese, dovranno far fronte ad un maggior esborso di 96 euro l’anno per costi diretti e di 65 per quelli indiretti. L’Unione petrolifera non ci sta e parla di "accuse non basate su dati di fatto". Il reale riferimento per la definizione dei prezzi, avverte, sono le quotazioni dei prodotti finiti scambiati sulle piazze internazionali, che "nei periodi in cui il greggio presentava valori simili a quelli odierni, erano inferiori a quelle attuali" tenendo conto dell’effetto cambio. Ma dalla parte degli automobilisti, pur se dal fronte delle assicurazioni, si schiera anche il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola: "Le tariffe Rc auto presentano disparità di trattamento e non sono in linea con la riduzione dei costi dei risarcimenti" ha detto. I prezzi scendono "per i profili a rischio più basso e continuano ad aumentare a tassi superiori all’inflazione per i giovani, soprattutto in alcune città del mezzogiorno". Il governo, ha promesso, "vigilerà". Che il costo della vita ci penalizzi più che altrove lo fa notare anche Eurostat: nel mese di agosto l’inflazione dei paesi dell’area euro è scesa al 3,8 per cento rispetto al 4 di luglio. Pure dagli Stati Uniti arrivano segnali positivi: sempre ad agosto c’è stato un calo congiunturale dello 0,1 il primo da due anni grazie proprio al raffreddamento dei costo energetici. L’Italia, invece, viaggia in tendenza opposta: dal 4 per cento di luglio è passata al 4,2 per cento.

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