L’INIZIATIVA DI BAUDO EVIDENZIA LA CRISI DEL SETTORE DISCOGRAFICO
Recentemente Pippo Baudo ha lanciato una campagna per abbassare il prezzo dei cd dei cantanti che parteciperanno all’edizione di quest’anno del Festival di Sanremo. I dischi di questi ultimi saranno quindi venduti a un costo inferiore rispetto a tutti gli altri. Iniziativa popolare che contribuirà sicuramente ad accrescere la fama del bravo conduttore il quale, tuttavia, non ha certo scoperto l’acqua calda!!
Infatti gli autori di un’opera musicale, nel periodo di promozione del festival di Sanremo, già possono ? per disposizione della SIAE – avvalersi del c.d. ?diritto di collocamento?. Possono cioè imporre per un periodo di 4 mesi un prezzo inferiore al proprio disco, allo scopo di aumentarne le vendite. L’idea di Baudo, quindi, non rappresenta niente di nuovo, è una semplice pubblicità ingannevole alla manifestazione canora, e non è certo un modo per risolvere i tanti problemi della discografia. Anzi, il fatto stesso che un conduttore tv debba intervenire attivamente nella scelta dei prezzi dei cd, evidenzia la crisi in tutta la sua gravità. Quindi attenzione a non confondere un diritto di una categoria professionale con una presunta generosità delle case discografiche.
Il CODACONS ritiene inoltre inutile l’iniziativa di Baudo poiché, (e i dati degli ultimi anni lo dimostrano inconfutabilmente), i cd di Sanremo fanno registrare vendite scarsissime. Sarebbe opportuno invece, continua l’associazione, diminuire i prezzi dei dischi di tutti quei cantanti che vendono milioni di copie e che vengono acquistati da un pubblico prevalentemente giovane.
Le case discografiche, che sono un oligopolio senza concorrenza, prosegue il CODACONS, aumentano il prezzo dei dischi per compensare le minori vendite e impongono contratti capestro agli autori per aumentare i propri profitti; così facendo, però, innescano un circolo vizioso che porta il consumatore di musica a scaricare i brani da internet per poi copiarli su un cd vergine ? e l’aumento delle vendite di questi articoli dimostra che la musica è tutt’altro che in crisi – che costa poche lire (o centesimi di euro), a tutto vantaggio della pirateria che, ricordiamo, non è la causa del caro-cd, ma una semplice e diretta conseguenza, una sorta di legittima difesa dei giovani che amano davvero la musica.
NO quindi ad incentivi fiscali sui cd fin quando il mercato non sarà concorrenziale e non sarà controllato come possa un cd arrivare dalle 150 lire del cd vergine alle 41.000 lire del prodotto finito. Non è giusto caricare sulla collettività le inefficienze e politiche di profitto delle case discografiche.
Proprio per i prezzi eccessivamente alti alcune multinazionali della discografia sono state addirittura recentemente condannate dalla giustizia americana, a seguito dei ricorsi di vari artisti proposti contro contratti capestro. A questo punto il CODACONS invita gli artisti italiani ad imitare i colleghi d’oltreoceano per far causa, assieme all’associazione, a tutte quelle case discografiche che, praticando tariffe che sfiorano le 42.000£ (21,69?), stanno uccidendo il settore della musica.
Ecco intanto un confronto tra i prezzi dell’ultimo disco di Britney Spears (Britney) in tutto il mondo:
Inghilterra : 19,65 euro (38.059£)
Germania: 16,87 euro (32.665£)
Francia: 16,81 euro (32.549£)
Usa: 16,19 euro (31.352£)
Italia: 20,40 euro (39.500£).