VIPITENO. Lì per lì, alla cassa del ristorante, hanno preferito evitare polemiche e hanno saldato il conto. Ma quella caraffa d`acqua del rubinetto che accompagnava il pasto è costata loro 2 euro e 60 centesimi, uno sproposito. E per dare un seguito all`inconveniente, l`anziana coppia di roveretani che aveva pranzato all`Hotel Post di Vipiteno si è rivolta all`ufficio legale del Codacons mostrando la ricevuta del pranzo rilasciata dal ristorante. Alla dicitura “liter natur“ corrisponde la cifra in euro: 2,60. La prova provata di ciò che, a parere dei due anziani coniugi, è stato un sopruso e che ai più appare come un`appropriazione indebita, considerato il costo reale dell`acqua “del sindaco“ (nei comuni più cari si arriva a 35 centesimi al metro cubo, cioè 1000 litri). Per prima cosa, il Codacons ha fatto eseguire uno studio mirato da uno dei suoi legali. Il risultato è che l`acqua del rubinetto non si può vendere e che non è possibile per l`esercente farsi pagare nemmeno il servizio. L`argomento è spinoso, perchè se è vero che l`acqua è una fornitura come un`altra, tanto che viene fatturata dalla società di servizi che la eroga, è anche vero che in tutta Italia è invalsa la prassi di servirne un bicchiere a chiunque lo richieda. Gratis. Questione di cultura, questione di cortesia verso la clientela. Sull`argomento però l`ufficio legale del Codacons ritiene faccia testo la recente attuazione (la firma risale al 19 luglio scorso) del decreto Marzano, che consente la vendita di acqua naturale solo in confezioni sigillate e monodose. Il Codacons ha dunque inviato all`Hotel Post una diffida, argomentando che pretendere un pagamento per l`acqua dell`acquedotto è contrario sia al diritto civile che penale, segnalando il fatto alla Camera di commercio di Bolzano, competente per territorio. Dal punto di vista teorico, è possibile anche rivolgersi al giudice di pace per chiedere la ripetizione dell`indebito, ossìa la restituzione dei 2,60 euro. Ma significherebbe spendere in parcella assai di più di quella modesta cifra. Resta la brutta figura fatta dalla città dell`Alta val d`Isarco e il danno, non trascurabile, a livello di immagine.