L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sanzionato per 845mila euro Trenitalia per cinque diverse pratiche commerciali ritenute scorrette. In particolare, le multe principali riguardano: le modalità di riconoscimento e corresponsione del bonus in caso di ritardo dei treni (200mila euro): secondo l’Antitrust, l’elenco delle cause che escludono la responsabilità del ritardo da parte di Trenitalia, da cause meteo a ordini dell’autorità pubblica, sono talmente ampie e indefinite da permettere una grande discrezionalità nel riconoscimento del diritto al bonus. La procedura, poi, è molto onerosa per il consumatore, che deve procurarsi un apposito modulo in stazione o sul sito Internet e inoltrare la richiesta entro 30 giorni. Il bonus poi deve essere utilizzato entro sei mesi e soltanto per l’acquisto di un altro titolo di viaggio. la limitazione dei posti per le tariffe Amica e Familia (280 mila euro), presentate come opzioni tariffarie normali e disponibili, mentre invece "sono offerti posti limitati sulla base di criteri di natura commerciale e promozionale a seconda delle tratte e del quoziente di riempimento dei treni". la denominazione scorretta delle tipologie dei treni Eurostar City (280mila euro), perché "le caratteristiche di tali treni, sia con riferimento alle prestazioni dei servizi di trasporto, sia ai tempi di percorrenza e alle fermate, sono similari e analoghi alla categoria Intercity, e non alla categoria superiore di treni Eurostar". In realtà, 845mila euro per una società come Trenitalia (sebbene faccia acqua da tutte le parti) non sono nulla. E, infatti, l’Antitrust ha chiesto al governo di poter fare multe più sostanziose, calibrate alla gravità dell?offesa, in particolare alle società telefoniche e alle banche. "Ci piacerebbe fare multe oltre i 500mila euro –ha spiegato il presidente Antonio Catricalà, nel corso di un seminario di studio all’Università Europea di Roma – perchè 500mila euro sono una cifra troppo bassa per le grandi aziende". Non solo, Catricalà si è detto convinto anche dell’opportunità di modificare la normativa che concede all’Autorità di occuparsi solo dei consumatori e non delle piccole e medie imprese: alcune Pmi, infatti, sono sottoposte a clausole vessatorie, come i comuni consumatori, nei confronti delle grandi imprese. Alla notizia, ovviamente, le Associazioni di consumatori non potevano che esultare: secondo il Codacons , addirittura, per colossi come banche, compagnie telefoniche e multinazionali in genere è "necessario non stabilire un tetto predefinito della sanzione, ma commisurarla al fatturato o al guadagno ottenuto illecitamente, in modo da consentire un ampio margine di discrezionalità all’Authority". E pensare che il Governo vuole strappare 8milioni di euro all?Autorità con la prossima Finanziaria. Ma come? Taglia i viveri proprio a chi difende i consumatori dai soprusi dei grandi gruppi industriali?