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Prezzi del pane, e’ guerra di cifre

Prezzi del pane, è guerra di cifre Discordanze sui listini, ma anche sull’adesione allo sciopero Per gli uni è stato un successo, per gli altri un flop: non si placa lo scontro tra associazioni agricole e dei consumatori, da un lato, e panificatori, dall’altro, sui prezzi del pane e sull’esito dello sciopero della pagnotta. Ieri, infatti, a Roma, in piazza Montecitorio e in altre piazze italiane ci sono state manifestazioni a corollario del cosiddetto "sciopero della pagnotta": una iniziativa di protesta per denunciare i rincari nei listini, a cui i panificatori hanno replicato, cifre alla mano. Le posizioni di organizzazioni agricole e dei consumatori… "Non uno sciopero della spesa", ha precisato Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione nazionale consumatori (Unc), "visto che gli italiani sono costretti a scioperare ogni mese, loro malgrado, verso la quarta settimana quando diventa difficile fare acquisti, ma un fermo richiamo al governo sulla grave condizione che stanno attraversando le famiglie italiane". Questo è stato solo uno dei commenti allo sciopero, indetto tra gli altri da Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori contro il carovita e che secondo le quattro associazioni "è stato un successo". Da una loro indagine telefonica a campione, su circa 2.500 famiglie, infatti, è emerso che la partecipazione alla protesta (i consumatori hanno rinunciato all’acquisto di pane e pasta), in media, è stata del 54%. Alcuni, hanno aggiunto le associazioni di consumatori, hanno anche rinunciato completamente a fare la spesa (8%), o rinunciato all’utilizzo di auto e cellulare (9%). "La massiccia adesione dei cittadini alla protesta contro i rincari", hanno sottolineato Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, "dimostra come l’aumento dei prezzi, soprattutto dei beni alimentari e dei prodotti energetici, sia un fenomeno fortemente sentito dalle famiglie, che non vogliono più subire passivamente le speculazioni. Il governo non può non tenerne conto, e deve intervenire concretamente e con celerità accogliendo le istanze dei consumatori italiani". Anche Adiconsum ha chiesto al governo di aprire "un tavolo per discutere le proposte dei consumatori". "Dopo la guerra delle cifre, in mezzo rimane il consumatore, coi prezzi del pane che salgono sempre di più e senza nessun strumento di difesa", ha detto il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito, proponendo di "defiscalizzare e liberalizzare". … E quelle dei panificatori. "Il pane non aumenta dalla fine del 2007 e più precisamente da ottobre se riferito a pari condizioni di mercato", ha detto il presidente di Assopanificatori-Confesercenti, Mario Partigiani, precisando che "ci sono state fortissime tensioni sui mercati cerealicoli mondiali e questo ha avuto inevitabilmente ripercussioni sul mercato interno. Ad ogni modo la dinamica rialzista si è arrestata già dal mese d’agosto, quando il prezzo del pane è rientrato dello 0,8%.Se raffrontiamo gli aumenti del grano sul mercato mondiale, dei prodotti energetici e del costo del lavoro (+15%) al modesto 12% in più del prezzo del pane, registrato rispetto all’anno scorso, ci rendiamo conto del senso di responsabilità della categoria dei fornai", ha proseguito Partigiani, "i rincari che vengono sbandierati per fare il solito allarmismo sui media sono riferiti a quell’incremento, frutto di più motivazioni, quali i rincari di energia, grano e tutti gli altri incrementi che hanno pesato di conseguenza sulla filiera. Il pane ha subito un incremento di costi dopo cinque anni di stop e ora il prezzo sta diminuendo. Inoltre", ha concluso il presidente di Assopanificatori, "è bene ricordare che quando si parla di riduzione del prezzo del grano come si fa da qualche parte in queste settimane, siamo di fronte a un calo di centesimi, visto che anche noi compriamo farina, il cui prezzo è ancora fermo al mese di agosto". Sulla stessa linea Claudio Conti, presidente Assipan Confcommercio: "Ancora una volta, e questo avviene ormai sistematicamente da un anno, si compara il prezzo del grano a quello del pane ignorando da parte della Coldiretti, della Cia e delle associazioni dei consumatori, che i fornai comprano farina e non grano. Farina che nonostante il ribasso del prezzo del grano a tutt’oggi non ha registrato alcuna diminuzione. I nostri ripetuti inviti in questo senso alle industrie molitorie sono ad oggi rimasti inascoltati". Più dura la risposta del presidente della Federazione italiana panificatori (Fippa), Luca Vecchiato, al presidente dell’Aduc, Donvito, che ha proposto defiscalizzazioni e liberalizzazioni per il mercato del pane: "Forse il presidente dell’Aduc non si è accorto delle liberalizzazioni di due anni fa. In quel periodo, il processo di liberalizzazione è stato portato a termine con il concorso e il consenso della Federazione stessa. Quanto alla defiscalizzazione, la Fippa ricorda che il pane gode già di un’Iva al 4%. Sarebbe invece utile e interessante considerare una defiscalizzazione relativa a luce e gas, che sono voci di costo importanti nella produzione del pane". La stessa Fippa, inoltre, ha smentito cali nelle vendite di pane nei 25 mila panifici artigianali italiani, sulla base di un monitoraggio su 35 città italiane. "Con il salasso dei Farmers market della Coldiretti e il fallimento dello sciopero della pagnotta chiediamo uno stop alle sperimentazioni sui consumatori che invece dovrebbero essere tutelati in ben altri modi", ha detto il presidente della Federazione. Tesi condivisa dal presidente della Fida-Confcommercio, Dino Abbascià, che ha fatto "appello alle associazioni dei consumatori e alla Coldiretti affinché smettano di trattare un tema delicato come quello dei prezzi in maniera così folkloristica perché consumatori, commercianti e produttori sono tutti sulla stessa barca quando si tratta di affrontare un’economia che per il 2008 avrà segno negativo".

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