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Prezzi, nuovo record

In giugno il costo della vita al 3,8%, il livello più alto degli ultimi 12 anni Prezzi, nuovo record L`Europa riscopre l`inflazione. A scatenare il piccolo boom dei prezzi sono soprattutto il costo dell`energia e i prezzi delle materie prime alimentari. Per Eurostat in giugno il trend dell`indice armonizzato è salito al 4% Roberto Tesi Ogni mese un nuovo record: ieri l`Istat ha comunicato che, sulla base dei dati provvisori, in giugno l`inflazione è salita al 3,8%. In maggio il tendenziale era al 3,6%. Era dal luglio del 1996 che il dato tendenziale non si collocava così in alto. E sicuramente non è finita: sempre ieri l`Istat ha fatto sapere che il tendenziale dei prezzi alla produzione è salito in maggio al 7,5%, contro un tendenziale del 3% del maggio 2007. Questo significa che nei prossimi mesi – come è già accaduto nel recente passato – gli aumenti dei prezzi alla produzione si scaricheranno sui prezzi al consumo. L`inflazione, tuttavia, non è fenomeno esclusivamente italiano: secondo la stima rapida di Eurostat in giugno il trend dei prezzi in Europa è al 4%. E anche in Italia l`inflazione è al 4% considerando l`indice Ipca, cioè l`indice armonizzato dei prezzi per i paesi Ue. Di più: sui redditi degli italiani (ma anche di tutti gli europei) si sta per abbattere la decisione della Bce che tra due giorni aumenterà i tassi di interesse. Per chi ha un mutuo a tasso variabile saranno dolori: la rata è destinata a crescere anche se l`aumento non sarà registrato dall`indice dei prezzi al consumo, visto che in mutui sono considerati una spesa di investimento. Come conseguenza dei nuovi aumenti, il potere di acquisto dei salari dei lavoratori rischia di perdere circa 1.200 euro nei prossimi due anni. A lanciare l`allarme è stato Agostino Megale, segretario confederale della Cgil. “Se con l`inflazione al 3,6% del mese precedente e l`inflazione programmata fissata dal governo all`1,7% per il 2008, avevamo stimato una perdita del potere di acquisto di circa 1.000 euro per un salario di 25 mila euro nei prossimi due anni, oggi – afferma il dirigente sindacale – l`inflazione al 3,8% rischia di produrre una perdita ancora più alta del potere di acquisto dei salari dei lavoratori che si potrebbe attestare intorno ai 1.200 euro a fine 2009. Ciò conferma – conclude il segretario confederale della Cgil – che le previsioni e i contenuti della manovra finanziaria del governo sono sbagliati e vanno radicalmente cambiati“. La crescita dei prezzi al consumo, non accompagnata da un adeguato recupero del potere d`acquisto, sta penalizzando pesantemente i consumi. Nei giorni scorsi l`Istat ci aveva fatto sapere che le vendite al dettaglio in aprile erano scese di oltre il 2,2%, ieri la Confederazione italiana degli agricoltori ha confermato che secondo stime provvisorie basate su dati dell`Ismea, ad essere penalizzati sono soprattutto i consumi alimentari. Le proiezioni per il primo semestre indicano, infatti, una caduta del 5% nei consumi dei derivati dei cereali; un -6,2% per gli ortaggi; -2,2% per la frutta; -3/4% per l`olio di oliva e -3,5% per la carne bovina. In controtendenza, invece, il consumo (+1,5%) di carne avicola, cioè di una carne che proporzionalmente costa meno di quella bovina. Anche in giugno (mese nel quale i prezzi sono cresciuti congiunturalmente dello 0,4%) a tirare la volata all`inflazione sono stati i prezzi dei prodotti alimentari e di quelli energetici: pasta e gasolio in particolare. La pasta rispetto al giugno 2007 ha fatto un balzo del 22,4%; il gasolio è aumentato, su base annua, del 31,2%. Ma è boom anche per pane (13%), latte (+11,1%) e benzina (+12,6%). Complessivamente i prezzi dei prodotti alimentari risultano cresciuti del 6,1% su base annua. Per il Codacons gli aumenti si tradurranno in una stangata da 1.500 euro annui a famiglia, mentre Federconsumatori e Adusbef arrivano a prevedere un aggravio di oltre 1.800 euro. Per la Cgil, come accennato, i salari rischiano una perdita di potere d`acquisto pari a 1.200 euro in media in due anni. Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, invita però a non “ritornare a una logica di rincorsa tra prezzi e salari che negli anni scorsi ha provocato tanti danni“. Come dire: i danni si li debbono sorbire solo i salari. Anche il commissario all`Economia, Joaquin Almunia, invita a mantenere gli aumenti salariali “in linea con la produttività“ per “evitare scossoni“. Per quanto riguarda i prezzi alla produzione, in maggio sono cresciuti dell`1,5% rispetto ad aprile e, come visto, del 7,5% su base tendenziale: non accadeva dal gennaio 2003. E anche in questo caso il rincaro è trascinato dai costi del petrolio: al netto dell`energia (che in dodici mesi sono aumentati del 21,5%, con un balzo del 28,8% dei prodotti petroliferi raffinati) l`indice risulta infatti in crescita dello 0,2% rispetto ad aprile e del 3,8% sui dodici mesi. Intanto, il petrolio continua a macinare record, sfondando per la prima volta nella storia quota 143 dollari a barile.

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