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Pronto il ricorso Il Codacons: sull’acqua imposte illegittime

 La tassa sulle fogne e quella sulla depurazione dell’acqua è illegittima nei Comuni in cui il servizio è inattivo, e pertanto le famiglie «possono chiedere indietro quanto versato negli ultimi cinque anni».  La crociata parte dell’associazione dei consumatori Codacons, che tira in ballo la Corte costituzionale: «Con la sentenza numero 335 del 2008 la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 14 della legge n. 36 del 1994» nella parte in cui prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione è dovuta dagli utenti «anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi».  Per effetto di questa sentenza – spiega il Codacons, che intende promuovere un ricorso collettivo – l’applicazione della «tassa» fognaria e di depurazione, da parte dei quei comuni della Sardegna che non dispongono di un servizio di depurazione delle acqua reflue, è da considerarsi illecita ed illegittima. VERSO IL RICORSO Già diverse aziende nel resto d’Italia hanno deciso di sospendere l’addebito agli utenti del canone fognario e di depurazione.  Per questo il Codacons ha diffidato il gestore del servizio idrico integrato in Sardegna – che è Abbanoa – a sospendere già dalla prossima fatturazione gli addebiti agli utenti. «Tutte le famiglie della Regione che hanno pagato bollette per ?imposta fognaria? e ?imposta di depurazione? per un servizio in realtà inesistente, possono chiedere indietro quanto versato nel corso degli ultimi cinque anni», spiega il presidente dell’associazione di consumatori, Carlo Rienzi. «Stimiamo che in 5 anni ogni famiglia abbia pagato una media di circa 800 euro per imposte legate ad acqua e fognature; soldi percepiti indebitamente e che ora devono essere restituiti». Sul sito dell’associazione (www.codacons.it) è possibile trovare le istruzioni per aderire al ricorso e chiedere il rimborso di quanto ingiustamente pagato. RIFONDAZIONE E ABBANOA «Abbanoa spa ha costituito e costituisce un problema serio nel processo di riforma per una gestione pubblica e partecipata delle risorse idriche del sistema unico integrato, dell’acqua potabile e della depurazione». L’affondo è del capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale Luciano Uras che per contro sottolinea che «la legislazione regionale nella quale è ribadita inequivocabilmente la proprietà pubblica dell’acqua multiuso (agricolo, industriale, civile) e la gestione democratica del bene comune ?acqua? da parte dell’autorità di bacino, Regione e rappresentanze istituzionali locali, costituisce una realtà positiva». Il consigliere regionale sottolinea poi che «l’attività di gestione degli impianti di accumulo e delle reti affidata all’Ente acque della Sardegna – l’ente pubblico Enas – corrisponde adeguatamente alle esigenze di buon funzionamento». Invece «non si può dire questo per l’attività dell’idro-potabile attribuita ad Abbanoa, che sembra fare acqua DA TUTTE LE PARTI ». Uras sostiene che «se è responsabilità del cda, gli azionisti pubblici devono provvedere a chiederne le dimissioni». Se invece, la responsabilità «è dei dirigenti, il cda provveda di conseguenza». Rifondazione prepara «un intervento legislativo che rilanci la gestione pubblica integrale, attribuendo a un ente pubblico, anche l’idropotabile».
 

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