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RAI: A GIORNI IL CONSIGLIO DI STATO DECIDERA’ SE AZZERARE IL CDA DELLA RAI







Cda Rai sempre più nella bufera. Dopo gli attacchi di questi giorni da parte di vari esponenti politici e la rottura tra Saccà e Baldassarre (vedi il caso D’Eusanio), arriva il deposito dell’appello al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso di Adusbef, Codacons e Federconsumatori, ricorso presentato proprio contro il Cda Rai ridotto.

Le 3 associazioni, facenti parte dell’Intesa, si sono rivolti al CdS affinchè azzeri il CdA Rai a due componenti. Nell’appello si legge:



?Il TAR ha gravemente errato nella decisione in quanto è sfuggito alla principale censura, strumentale rispetto alle altre, ma aventi forza e rilevanza assorbente , ossia quella della errata composizione del cda che se continua, come sta facendo, a restare in carica con il ?vulnus costituzionale? accertato anche dalla Corte dei Conti e ad adottare atti di straordinaria amministrazione , lede gravemente e irrimediabilmente gli interessi di livello costituzionali, parificabili alla libertà personale, sia pure intellettuale e culturale di milioni di abbonati al servizio pubblico rappresentati dalle ricorrenti. [?] La mancata sospensione consente l’adozione di atti di straordinaria amministrazione da parte del cda e la gestione del servizio pubblico con criteri non pluralistici ragion per cui la presente azione non ha alcuna connotazione politica di sostegno alla parte da cui promanavano gli esclusi o i rimasti, ma solo in difesa del diritto dei telespettatori che sono di destra, centro e sinistra di godere di un servizio pubblico pluralista. [?]

Quanto al merito si richiamano tutti gli atti di primo grado significando che sulla base della pronuncia della Corte dei Conti gli atti di straordinaria amministrazione non potevano essere adottati, e tanto meno può consentirsi una prosecuzione senza limiti, come appare probabile, del grave vulnus costituzionale?.



Ma non finisce qui. Le tre associazioni, infatti, annunciano una prima causa dinanzi al giudice di pace per riavere indietro la somma versata alla Rai per il canone. Al centro della vicenda un abbonato che, deluso dalla scelta dell’azienda pubblica di non trasmettere la diretta della manifestazione per la pace tenutasi a Roma sabato scorso, ha deciso di ricorrere, con l’assistenza delle associazioni dell’Intesa, dinanzi il giudice. L’abbonato in questione, infatti, ha ritenuto prive di qualsiasi fondamento le dichiarazioni di Saccà secondo cui la diretta della manifestazione avrebbe potuto turbare le scelte del Parlamento italiano.

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