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RAI: DOPO LE INTERCETTAZIONI “SCOTTANTI” ARRIVA UNA CLAMOROSA SENTENZA DEL CDS





Dopo la bufera che sta coinvolgendo la Rai e le intercettazioni pubblicate da alcuni quotidiani, una pesante tegola del Consiglio di Stato si abbatte sulla rete di Stato e sul suo Ufficio Legale, nuovamente sconfitto dal Codacons, le cui ragioni sono state ancora una volta riconosciute dai giudici amministrativi.

La VI sezione del CDS (Pres. Claudio Varrone, Rel. Manfredo Atzeni) ha infatti accolto un ricorso presentato dal Codacons e dall’ Associazione degli Utenti dei Servizi radiotelevisivi, ordinando alla Rai di mostrare alle due associazioni tutta una serie di atti e delibere.

Questa nel dettaglio la vicenda.

Tempo fa il Codacons propose alla Rai un programma per i consumatori, ideato dall’associazione e presentato alla Direzione Generale dell’azienda all’epoca di Meocci, trasmissione approvata perfino dall’allora Direttore di Rai2 Massimo Ferrario (che aveva stabilito tempi e modalità di programmazione e addirittura il numero delle puntate e l’orario di messa in onda) e ritenuta socialmente opportuna e da programmare da tutti i vertici Rai. Nonostante ciò, la trasmissione in questione fu scartata e, al suo posto, venne inserito in palinsesto un programma (Robin Hood) presentato da una società facente capo ad un’associazione vicina a Forza Italia, che tra l’altro fece registrare bassi ascolti e nessuna utilità sociale.
Il Codacons e l’Associazione degli Utenti dei Servizi radiotelevisivi presentarono allora istanza d’accesso alla Rai, chiedendo di avere copia degli atti e delle delibere di Rai2 e della Direzione Generale che avevano esaminato e bocciato il programma presentato dall’associazione, e i documenti con i quali veniva approvata la trasmissione “Robin Hood” e i relativi costi, nonché i soggetti politici che avevano chiesto e determinato la decisione di produrre il programma in questione.
Richiesta alla quale la Rai rispose con un netto e ingiustificato rifiuto.
Il Consiglio di Stato, con una sentenza che ha dell’incredibile, condanna tale rifiuto e riconosce il pieno diritto del Codacons ad avere accesso a tali atti.

Scrivono i giudici nella sentenza n.2921/08:



“la puntualizzazione dell’azione delle appellanti (Codacons e Associazione Utenti Radiotelevisivi, ndr) in relazione ad una particolare vicenda nella quale sono state direttamente coinvolte non fa venire meno la loro qualificazione generale a rappresentare le categorie di riferimento.

[…]

La richiesta delle appellanti ha un oggetto ben specifico, attinente alla realizzazione dei programmi di cui sopra, e palesemente corrispondente al loro oggetto sociale, trattandosi di programmi riguardanti la tutela dei consumatori, uno dei quali proposto da loro stesse.

[…]

Obietta l’appellata (Rai, ndr) che atti quali quelli indicati dalle appellanti non vengono formati, nel corso di formazione dei palinsesti televisivi, ma tale prospettazione non può essere condivisa. E’ evidente che la formazione della volontà relativa alla realizzazione e alla messa in onda di un programma ovvero al rifiuto della proposta, proveniente da un soggetto estraneo all’Azienda, avviene mediante atti istruttori… in particolare, è evidente che anche l’appellata possiede un sistema di evidenziazione delle spese, in vista della rendicontazione.

[…]

L’appello deve, in conclusione, essere accolto nei termini di cui sopra e, in riforma della sentenza di primo grado, condannata Rai s.p.a. a consentire l’accesso agli atti e alle informazioni richieste dalle appellanti”.


“In sostanza il Consiglio di Stato ha ribadito le precedenti pronunce in materia, confermando il diritto del Codacons a conoscere, nell’interesse dei consumatori, tutti gli atti attraverso i quali la Rai approva i programmi e autorizza le relative spese – afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi – Addirittura il Cds si spinge oltre, e autorizza l’associazione ad accedere ai documenti relativi alla creazione dei palinsesti della rete di Stato. Ora il prossimo passo del Codacons sarà quello di fare le pulci a tutte le trasmissioni Rai, per conoscere il perché sono state inserite nei palinsesti e i relativi costi, e denunciare eventuali sprechi della rete di Stato”.

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