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REGIONE LAZIO CONDANNATA: MA L`ASSESSORE SARACENI FINGE DI NON CAPIRE!!





All’indomani della sentenza che ordina alla Asl e alla Regione Lazio di rimborsare ad una paziente romana le spese sostenute per curarsi un tumore al pancreas, si addensano nubi pesanti sull`Assessore alla Salute della Regione Lazio Saraceni. Mentre infatti la presidenza dell`ente, nella persona di Storace, fin dall`inizio si era dichiarata favorevole alla erogazione del “Campto“(farmaco antitumorale) ai malati di tumore in cura presso alcune cliniche private, l`Assessore ha ingaggiato un assurdo braccio di ferro con persone in fin di vita e senza alcuna giuridica giustificazione.

L`assessore ha dichiarato oggi alla stampa che la Regione non paga il medicinale perchè la cura è “sperimentale“ e ??gli esperimenti non devono essere a carico della Regione.?

“Niente di più falso? – ha dichiarato l`Avv. Carlo Rienzi che ha assistito la signora M. M. nella vertenza giudiziaria risoltasi felicemente con la sentenza del Giudice Scaramuzzi ? ?è lo stesso Tribunale di Roma a ricordare che non si tratta di cura sperimentale, laddove scrive: ?La positiva efficacia terapeutica nella cura anche dei tumori della metodica della somministrazione di farmaci antiblastici in pazienti in stato di ipetermia locale indotta è da molti riconosciuta (sulla base dei risultati di effettiva sperimentazione sull’uomo) dalla letteratura scientifica (vedi i molti documenti prodotti dalla ricorrente, alcuni risalenti al 1996 e in vario modo provenienti anche da docenti di università statali ? prof. Cafiero Franconi, prof. Giorgio Arcangeli, prof. Renato Cavaliere ? con rilevanti incarichi nelle strutture sanitarie pubbliche specificamente destinate alla cura dei tumori). Grazie all’ipertermia si ottengono risultati nel campo dell’attenuazione del dolore, della regressione delle masse neoplastiche, del potenziamento dell’effetto dei farmaci antiblastici e della concentrazione di tali effetti nelle zone colpite dalla malattia. Ma va soprattutto evidenziato che l’ipertermia è stata ufficialmente riconosciuta dal legislatore italiano, il quale, avendone evidentemente valutato in modo positivo l’efficacia terapeutica e l’economicità, ha inserito l’ipertermia in oncologia nel prontuario terapeutico o tariffario? la somministrazione di farmaci antiblastici in associazione con l’ipertermia costituisce un protocollo terapeutico sperimentato, sulla cui validità ed efficacia esistono numerosi e autorevoli attestati nella letteratura scientifica ufficiale; che nel campo scientifico nessuna autorevole voce si è negli ultimi anni levata per affermare la dannosità e/o pericolosità della ipertermia o la sua inefficacia come parte della cura dei tumori; che sia il farmaco ?Campto? sia le sedute di ipertermia rientrano nell’elenco delle prestazioni erogabili gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale; che ? in virtù delle leggi, delle norme amministrative in vigore e dei provvedimenti e degli atti amministrativi attualmente efficaci ? il Servizio Sanitario Nazionale in molte regioni (ma non nel Lazio) effettivamente eroga gratuitamente, tramite ospedali pubblici, le prestazioni di cura costituite dalla somministrazione di farmaci antiblastici in associazione con l’ipertermia; che medici professionisti, specialisti in oncologia hanno prescritto a M. M. di sottoporsi a cicli di chemioterapia associata ad ipertermia; che prima dell’introduzione del presente giudizio nessuno dei responsabili amministrativi e/o sanitari della Azienda USL RM/A ha manifestato dubbi sulla validità scientifica della terapia alla quale la ricorrente si sta sottoponendo; che, instaurata tale terapia, M. M. non ha conosciuto aggravamenti della malattia, ma evidenti miglioramenti; che attualmente nel Lazio nessuna struttura pubblica e/o accreditata somministra farmaci antiblastici in associazione con l’ipertermia.
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?A questo punto?,
continua l’Avv. Rienzi, ?se l`Assessore alla Salute continuerà ad opporsi alla sentenza e farà resistenza non resterà altro che chiedere alla Procura della Repubblica se la morte della povera donna che non ha potuto pagarsi la cura rifiutata dalla ASL non sia da qualificare come concorso in omicidio colposo e rifiuto di assistenza, e accertare chi sia il responsabile o i responsabili di tale decesso“
“ Ci auguriamo?
– ha proseguito l`Avv. Rienzi ? ?che non dovremo arrivare a tanto e che prevalga il buon senso. Tanto più che dando il farmaco alla clinica la Regione e il Servizio Sanitario risparmiano un sacco di soldi visto che non devono farsi carico del costo del ricovero e dei medici che intervengono nella cura che l`ammalato si paga di tasca propria. Diversamente se il farmaco fosse iniettato in un ospedale il SSN subirebbe un maggior costo del 30% , fermo restando che un ospedale attrezzato a farlo nel Lazio non esiste!!“

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