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Ressa da shopping ma calano le vendite

  Guardare ma non toccare. Si potrebbe sintetizzare così il primo fine settimana dedicato all’acquisto dei regali natalizi. Eh sì, perché mentre migliaia di persone hanno scelto la montagna per trascorrere il ponte dell’Immacolata, il resto dei milanesi ha preso d’assalto i negozi del centro e i tradizionali mercatini natalizi, a caccia di doni per amici e parenti. Tre milioni di visitatori in dieci giorni all’”Artigiano in Fiera” a Rho-Pero. Poco meno di un milione alla fiera degli “Oh bej, oh bej”, in zona Sempione, che per la prima volta non ha visto la presenza degli abusivi. “Alla faccia della crisi”, verrebbe da dire. E invece no: la crisi c’è e si sente. Lo dimostrano i dati diffusi ieri dal Codacons che mostrano una crisi dei consumi natalizi, in controtendenza con una presenza sempre più massiccia nelle strade e nei centri commerciali. A soffrire sono soprattutto le grandi città. E in testa c’è Milano, dove c’è stato un calo delle vendite intorno al 20%. Le conferme vengono dagli stessi venditori. “Vengo agli “Oh bej, oh bej” dal 1945 ma ormai non ne vale più la pena – dice il proprietario di una storica bancarella d’antiquariato milanese – la gente non compra più perché ha pochi soldi. Ogni anno mi riprometto di non tornare ma poi ci casco sempre”. Stessa opinione per il titolare di un negozio d’abbigliamento a pochi passi da piazza Duomo: “La flessione dei consumi si fa sentire soprattutto a Natale, per noi il bilancio è sicuramente negativo”. Una voce fuori dal coroPerò c’è anche chi la pensa diversamente, come il proprietario di un negozio di artigianato e bigiotteria: “Ma quale crisi? Nel 1978 ero un bambino e mi ricordo che già allora si parlava di calo di consumi: io credo che la soluzione sia rimboccarsi le maniche, non aver paura di innovare e sperimentare prodotti nuovi”.
 

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