Un’interessante inchiesta del Venerdì di Repubblica in edicola oggi, curata da Sandro Mangiaterra, dimostra, sul piano dei salari, una verità ben diversa da quella che l’Istat e il nostro Governo vogliono farci credere.
Per l’istituto di statistica, infatti, a luglio i salari degli italiani sarebbero cresciuti del 3,2%, ben più dell’inflazione ferma invece al 2,3%.
Un dato che stride fortemente con la realtà dei fatti e con le tabelle pubblicate oggi dal Venerdì si cui se ne riporta un esempio:
Stipendi in crescita lentissima anche per dirigenti, operai e quadri dei più disparati settori lavorativi.
A questo punto – si domandano le associazioni di Intesaconsumatori ADUSBEF, CODACONS e FEDERCONSUMATORI – come fa l’Istat a giustificare quell’ottimistico 3,2% del tutto campato in aria? E come fa il Governo a regolare la propria politica economica sulla base di dati così palesemente lontani dalla realtà della vita quotidiana dei lavoratori italiani?
Per l’ennesima volta ? proseguono le 3 associazioni ? dopo le polemiche sul tasso d’inflazione ?edulcorato?, è stata dimostrata l’inattendibilità dei dati Istat, quindi come già abbiamo sostenuto si rende necessario un suo miglioramento relativamente a ruoli e funzioni, a partire da:
- aggiornamento dei dati del paniere;
- revisione dei pesi delle voci del paniere;
- deciso miglioramento del livello di accuratezza nel rilevamento dei prezzi a livello territoriale;
Un motivo in più per protestare il 16 settembre attraverso il quarto sciopero della spesa, indetto dall’Intesa per manifestare il dissenso dei cittadini non solo contro il caro-vita e il potere d’acquisto falcidiato, ma anche contro chi tenta di prenderli in giro diffondendo percentuali e numeri con i quali poi verrà deciso il futuro degli italiani.