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Scajola e Mr prezzi, accuse ai produttori

Sulla benzina il governo non si accontenta. E adesso è il turno di pane e pasta. Il ministro Scajola non molla la presa: sul fronte dei prezzi, e di tutto quanto possa alimentare inflazione, sembra deciso ad andare fino in fondo. E non salva nessuno: speculazioni e rincari ingiustificati dovranno fare i conti con l`Osservatorio del ministero per lo Sviluppo economico e con “Mister prezzi“, vale a dire il garante Antonio Lirosi. Dopo l`intervento di mercoledì, che ha visto nel mirino i prezzi dei carburanti, scesi troppo poco rispetto ai ribassi del petrolio dell`ultimo mese, le compagnie hanno ritoccato all`ingiù i listini anche ieri (con punte di 1,5-1,6 centesimi al litro). Un`inversione di rotta che ha fatto diminuire il differenziale nel confronto con i Paesi dell`area euro e che, secondo le rilevazioni dell`Unione petrolifera, si porta, per benzina e gasolio, a 4 centesimi. Lo stesso Lirosi ha anche riconosciuto che “dal 14 luglio al 4 agosto il prezzo della benzina al consumo è calato di 6 centesimi e mezzo“. Ma se le società petrolifere avvertono dal ministero guidato da Scajola – restano comunque sotto osservazione attraverso uno stretto monitoraggio, adesso è sui prezzi, sempre più cari, di pane e pasta, che si è scatenata una vera e propria bufera. L`allarme lanciato ieri da Mister prezzi, non sembra lasciare margini ai tanti protagonisti chiamati in causa (dai mugnai ai panificatori, dai pastai alla distribuzione): dopo i picchi di febbraio, il costo delle materie prime, grano duro e frumento tenero, è sceso progressivamente, eppure gli ultimi dati, a fine luglio, dicono che il prezzo del pane è rincarato del 13%, la pasta addirittura del 25%. E non basta. L`Italia è anche il Paese europeo dove questi prodotti costano di più: a giugno la crescita tendenziale del comparto “pane e cereali“ ha registrato un +11,4%, a fronte del +10,8% della Spagna, dell`8,7% della Germania e del 6,9% di maggio in Francia. “Il livello dei prezzi raggiunto da pane e pasta non trova più giustificazione“, ha avvertito Lirosi, che ieri ha convocato tutta la filiera, dai produttori di farina fino ai rappresentanti del commercio, e ha chiesto una rapida “inversione di tendenza “, preannunciando “un piano di controlli da settembre, per verificare che gli andamenti dei prezzi nei passaggi di filiera siano coerenti con l`andamento del mercato internazionale “. Sul fatto che il caro-grano non possa più essere un alibi per la corsa al rialzo dei prezzi al dettaglio concordano quasi tutte le associazioni. Anche se Massimo Menna, numero uno del pastificio Garofalo e presidente dell`Unipi (l`associazione che raggruppa i pastai italiani), sottolinea che, rispetto a un anno fa, c`è pur sempre ancora un divario di costo superiore del 30%. Schierati con il Garante i rappresentanti del commercio e i produttori agricoli. La Confcommercio ha assicurato “l`impegno della distribuzione commerciale per il contenimento dei prezzi in uno scenario caratterizzato da una grave stagnazione di redditi e di consumi “. Mentre per la Coldiretti (che tra l`altro denuncia come solo nell`ultimo anno la speculazione internazionale sui cereali sia costata al sistema Paese circa 400 milioni di euro) a favorire la crescita dell`inflazione nell`agroalimentare sono soprattutto le distorsioni e i troppi passaggi esistenti nel percorso dei prodotti dal campo alla tavola (“durante i quali i prezzi si moltiplicano e i centesimi si trasformano in euro“). D`accordo con Mister prezzi anche i consumatori. Che anzi, sono già sul piede di guerra e annunciano, con il Codacons e Federconsumatori, di essere pronte a dare battaglia e a far partire denunce in tutta Italia per aggiotaggio e speculazioni. E paventano possibili class-action a difesa dei consumatori e dei portafogli degli italiani.

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