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Sciopero della spesa a metà settembre

Contro i rincari, ci sarà un nuovo sciopero della spesa a metà settembre. E` l`iniziativa decisa dalle associazioni dei consumatori Adusbef, Federconsumatori, Codacons e Adoc. Sul banco degli imputati, denunciano, in primo luogo c`è la speculazione. “Le speculazioni devono essere azzerate e quelli che speculano devono essere sanzionati“, afferma Elio Lannutti, presidente di Adusbef, rilevando inoltre che “la filiera è troppo lunga“. Come da otto anni a questa parte, aggiunge Lannutti, a cavallo del 15 settembre ci sarà “un nuovo sciopero della spesa, probabilmente sarà uno sciopero del pane“ per “chiedere – spiega – un tavolo al governo ed interventi per eliminare la speculazione che si registra sul fronte alimentare, petrolifero, assicurativo e bancario, e non solo spot elettorali“. Con questa iniziativa, aggiunge Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, “vogliamo manifestare l`insoddisfazione delle famiglie italiane, alle prese con un potere d`acquisto sempre più basso e prezzi e tariffe sempre più alte. Non ci accontentiamo più delle denunce fatte, le istituzioni – dice – devono passare dalle parole ai fatti“. “Il problema del caro-vita – sottolinea il vicepresidente del Codacons Gianluca Di Ascenzo – è sempre più serio. Si va sempre peggio, al di là delle più nere aspettative“. Intanto cenare al ristorante o mangiare una pizza fuori casa costa sempre di più: in un anno, i prezzi hanno registrato rincari in media di quasi il 17%, con punte del 20%. Risultato? Le presenze di italiani e turisti ai tavoli dei locali pubblici risultano decisamente in calo, con una percentuale che sfiora il 13%. A dirlo è una indagine dell`Adoc. Ma, nonostante, i prezzi sempre più salati, la pizza sembra non temere alcunchè: così, mentre tutti i ristoranti perdono colpi, con picchi anche del 25% in meno sulle presenze, le pizzerie sono le uniche a registrare un aumento dei consumi, nell`ordine del 2%. “Mangiare in un ristorante di media qualità costa il 14,2% in più rispetto al 2007, in uno di alta qualità il 13,1%“, commenta Carlo Pileri, presidente dell`Adoc. Il che significa circa 5 euro in più a persona, mentre in una pizzeria si arriva a pagare 18 euro a testa, spendendo circa 3 euro in più a persona (+20%), come in un locale etnico (+12%). Il calo di clienti interessa sia i ristoranti rimasti aperti nelle città d`arte come Roma, Firenze e Venezia, che quelli delle località balneari. In rialzo, invece, pizzerie e pizze al taglio, conincrementi del 2%. Ed è una scelta che conquista sempre di più i turisti stranieri, “per cui registriamo un aumento delle presenze del 12% rispetto al 2007. Per l`Adoc è inoltre necessario agire sul fronte dei buoni pasto, che l`associazione “giudica inadeguati al costo della vita“: “In Italia il valore è fermo da 15 anni a 5,35 euro – continua Pileri – mentre negli altri Paesi europei l`adeguamento è già stato realizzato: in Spagna il valore defiscalizzato è di 9 euro, il 68% in più dell`Italia, in Francia 7 euro (+30%), in Portogallo 6,70 euro (+25%)“.

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