Intesaconsumatori indice per giovedì 15 luglio 2004 il primo sciopero dei cellulari in Italia. La clamorosa iniziativa, che segue quella del Libano indetta per lo stesso giorno (qui per 24 ore i libanesi rinunceranno al cellulare contro le imposizioni del gestore governativo che impone tariffe assurde e condizioni vessatorie), mira a protestare contro le compagnie telefoniche italiane e le esose tariffe da queste applicate agli utenti.
Inutili scatti alla risposta, aumenti dei prezzi degli sms (15 centesimi di euro l’uno mentre in Francia il loro prezzo è sceso a 9 cent ), servizi inutili, promozioni truffaldine, chiamate ai telefoni fissi a prezzi da capogiro, loghi e suonerie che rappresentano solo l’ultimo business della telefonia mobile. Ma non finisce qui. Vi è anche la vergogna del roaming internazionale, già denunciato dall’Intesa alla Commissione Europea, con tariffe misteriose e assenza di trasparenza sui costi a carico degli utenti italiani che vanno all’estero e che vogliono utilizzare il telefonino, e il business della number portability, con i gestori che trattenevano i crediti residui di chi cambiava compagnia e le enormi difficoltà per conoscere il gestore a cui appartiene un numero da chiamare. Questi sono alcuni dei motivi che hanno portato Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori a indire la clamorosa forma di protesta, annunciata a un giorno dalla relazione dell’ Autorità per le comunicazioni la quale, per migliorare la situazione e abbassare le tariffe, non ha fatto assolutamente nulla.
Dalle ore 12 alle ore 14 di giovedì 15 luglio i cittadini italiani ? fa sapere l’Intesa ? sono invitati a spegnere il telefono cellulare: nessuna telefonata effettuata e ricevuta, nessun sms spedito, nessun mms inviato o ricevuto. Niente di niente. Per 2 ore il telefonino deve magicamente sparire dalle vite degli utenti, manipolati in maniera subdola dagli operatori telefonici, attraverso servizi e tariffe innovative pensate proprio allo scopo di spingere i cittadini a utilizzare il più possibile il cellulare (si pensi ad esempio ai messaggi che ci avvertono quando qualcuno ci ha cercato, o a quelli che ci invitano a richiamare qualcuno che prima aveva il telefono spento, ecc.) spendendo cifre non indifferenti.
Intesaconsumatori ha inoltre elaborato delle interessanti stime sulle spese telefoniche degli italiani, riferite alla telefonia mobile: ogni cittadino spende in media dai 4 ai 5 euro al giorno attraverso il telefono cellulare. Ma di questi solo una quota che va da 1,5 a 2 euro sono soldi effettivamente spesi per secondi reali di telefonate utili. Tutto il resto è assorbito da scatti alla risposta, arrotondamenti strani, sms non indispensabili, mms, richiamate a soggetti che avevano trovato il telefono spento o non raggiungibile, richiamate per linee che cadono, ecc.
Una spesa che moltiplicata per tutti i giorni dell’anno e per la collettività degli utenti risulta a dir poco stratosferica. E che viene intascata dalle compagnie della telefonia mobile che addirittura per l’invio di un sms richiedono 0,15 euro, quando per loro il costo industriale di un sms ammonta ad appena 0,1 centesimi di euro!!!
Adesso è arrivato il momento di ribellarsi a tale stato di cose, e rinunciare anche solo per due ore all’utilizzo del cellulare ? sostiene Intesaconsumatori. Due ore di black out che alle compagnie telefoniche ? concludono Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, costerebbero la bellezza di 500 milioni di euro!