Uno schianto violentissimo, un cozzare di vetri e lamiere e un tram che si incastra nella fiancata di un altro. E poi il fumo, la polvere, le porte che non si aprono e i passeggeri che gridano e battono terrorizzati i pugni sui vetri. «Una donna urlava: "Chiamate mio marito, sto morendo"», racconta sconvolto uno dei soccorritori. Sono state scene di disperazione e panico quelle di ieri mattina dopo il violento scontro tra un jumbo tram della linea 9 e un vecchio tram della linea 29/30 avvenuto all’incrocio tra viale Bligny e via Ripamonti. Un incrocio maledetto, che già più volte è stato teatro di incidenti tra mezzi pubblici. Stavolta il bilancio parla di 25 feriti, compresi i due macchinisti dei tram, che hanno riportato contusioni, tagli, stati di choc ed escoriazioni più o meno gravi. Ma poteva andare decisamente peggio. E tutto per uno scambio che non ha funzionato. È successo che il jumbo tram Sirio della linea 9, che procedeva lungo viale Bligny e che doveva proseguire diritto per viale Sabotino, a un certo punto ha svoltato a sinistra, in via Ripamonti, scontrandosi quasi frontalmente con il tram della linea 29/30 che andava in senso opposto. Ma quali le cause di questo errore? Due, secondo l’Atm: un guasto tecnico o soprattutto, secondo quanto emerso dagli ultimi accertamenti, un errore del conducente del jumbo tram, Mario M., 34 anni. «Mi sono trovato improvvisamente in curva, senza accorgermi di nulla. Poi l’impatto», dice il macchinista, pallido e con una piccola striscia di sangue sulla manica. A inchiodarlo al suo presunto errore, però, ci sarebbe il semaforo dello scambio, detto anche lanterna, che ancora due ore dopo l’incidente indicava con la luce gialla lo scambio azionato a sinistra e non dritto. Dunque il macchinista non avrebbe usato il telecomando per rimettere i binari nella posizione giusta e procedere diritto. Ma l’Atm non privilegia nessuna ipotesi: «Sentite le testimonianze dei due tranvieri spiega il direttore generale Roberto Massetti i tecnici stanno ora procedendo ai necessari rilievi, ma i primi test hanno confermato l’efficienza del sistema». Sarà la scatola nera del jumbo tram che, oltre alla velocità del mezzo, fornirà anche la traccia delle manovre compiute dal macchinista. Quanto alla voce circolata che uno dei due tranvieri stesse parlando al telefono al momento dell’incidente, l’Atm smentisce con decisione: «È vero che a volte i nostri autisti parlano al telefono mentre guidano, ma lo fanno autorizzati da noi, con l’apparecchio di servizio, per mettersi in contatto con la sala operativa». Il grave incidente, che ha paralizzato il traffico nella zona di Porta Romana, non ha mancato di scatenare polemiche sulla sicurezza e la manutenzione dei mezzi dell’Atm. C’è stato chi, come il Codacons, ha perfino preteso le dimissioni del presidente Elio Catania. Una richiesta che il sindaco Letizia Moratti ha subito respinto come «non corretta», ammettendo però che l’incidente di viale Bligny è anche frutto dei ritardi negli investimenti degli anni passati. «Con la differenza ha precisato il sindaco che nell’ultimo piano industriale Atm ha stanziato 800 milioni di investimenti per migliorare il servizio; negli anni passati ce n’erano molti di meno».