Una recente indagine effettuata dall’INAIL ha evidenziato che, se nel 1997 gli infortuni denunciati che hanno visto coinvolti gli studenti sono stati 56 mila, nel 1999 si sono quasi raggiunti gli 80 mila. Questi dati inconfutabili hanno spinto l’INAIL, in collaborazione con i Ministeri dell’Interno e della Pubblica Istruzione, ha lanciare il progetto ?Scuola più sicura 2000?. Qualsiasi progetto, anche il più ardito, è destinato a fallire se non vengono rimossi gli ostacoli di base quali cambiamento della mentalità, mancanza di cultura specifica e diverso approccio alla materia. Infatti, l’aumento degli infortuni, è un chiaro indice di non corretta applicazione delle norme antinfortunistiche.
L’allarme viene anche dall’ISPESL, l’Istituto Superiore per la sicurezza e la prevenzione nei luoghi di lavoro, che a settembre 2001 ha presentato una ricerca fatta in tutta Italia sulle condizioni degli edifici delle scuole pubbliche.
Salta subito agli occhi che, l’invocata ed enorme mancanza di fondi necessari per poter rendere gli edifici più sicuri, è solo una scusa per non rendere noti i veri problemi (responsabilità) che risultano essere altri. I dirigenti scolastici/datori di lavoro, oltre a dover creare la ?cultura della sicurezza? quale compito istituzionale, hanno l’obbligo di assicurare l’igiene e sicurezza sia dei lavoratori e sia degli utenti del servizio scolastico.
Inoltre, con D.P.C.M. 7/6/95 (G.U.S.G. nr. 138 del 15/6795) è stata emanata ?la carta dei servizi scolastici? quale servizio pubblico. Tale documento è un vero e proprio contratto stipulato fra l’autorità scolastica e gli utenti/alunni e rispettivi genitori. La scuola si impegna, in particolare, a sensibilizzare le istituzioni interessate, comprese le associazioni dei genitori, degli utenti e dei consumatori, al fine di garantire agli alunni la sicurezza interna ed esterna.
Il decreto legislativo 626/94, seppur considerato perfetto, ha tralasciato, volontariamente o involontariamente non è dato sapere, tre punti importantissimi della direttiva del Consiglio 12/6/89 nr. 89/391/CEE che, a seguito di apposita denuncia fatta alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee di Lussemburgo da parte della Commissione delle Comunità Europee, con sentenza del 15/11/2001 la predetta Corte ha censurato e condannato lo Stato Italiano a pagare le spese.
Nelle scuole, infatti, il Servizio Protezione e Prevenzione viene affidato ad insegnanti che magari hanno solo il diploma magistrale e che di tecnica non ne capiscono proprio niente oltre ad essere presuntuosi di sapere. Poveri figli nostri. I tre punti contestati sono:
a) non aver obbligato il datore di lavoro a valutari tutti i rischi per la salute e sicurezza esistenti sul lavoro.
b) Che ha utilizzato la parola ?può? anziché ?deve? rivolgersi a servizi esterni di protezione e prevenzione quando le competenze interne all’azienda sono insufficienti;
c) Non aver definito le capacità e attitudini di cui devono essere in possesso le persone responsabili dell’S.P.P.
E il CODACONS lancia l’allarme: complessivamente il 70% degli istituti scolastici non sono sicuri e rappresentano un potenziale rischio per la salute degli alunni. I punti deboli sono la mancanza del piano delle emergenze, delle squadre e del responsabile, di un sistema organizzato delle vie di fuga e della segnaletica , mancanza di illuminazione di emergenza, porte che si aprono in senso contrario a quello della via di fuga, controlli ASL mancanti, sale medicazione e cassette pronto soccorso non a norma, manutenzione irregolare degli impianti termici, vetri e vetrate non antischeggia, impianti elettrici e parafulmini non a norma e sprovvisti di certificazione, ecc..Il CODACONS ha predisposto un questionario da riempire e spedire al dirigente scolastico,(oltre che alle sede di Bari del Codacons), al fine di richiamare l’attenzione dello stesso sulle scarse condizioni di sicurezza della scuola che rappresenta. Il modello è presente sul sito dell’associazione (www.codacons.it)alla pagina Puglia.