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Scuola: la cisl frena, dai cobas via alle proteste

Non si placano le polemiche sulla riforma e sui tagli nella scuola. A tenere alta la tensione, nelle ultime ore, è il tema dello sciopero generale. I Cobas si scatenano preparandosi a una settimana di proteste che inizieranno oggi con un sit al Senato e finiranno con lo sciopero e il corteo di venerdì prossimo a Roma. Ma il segretario Andrea Raffaele Bonanni adesso frena e dice che la Cisl potrebbe rinunciare «volentieri» allo sciopero generale sulla scuola «alla condizione che il governo convochi noi e gli enti locali per affrontare la vertenza». Pronta la risposta della Cgil: «Le motivazioni per lo sciopero si confermano e anzi si rafforzano alla luce dei tagli che comporterà la chiusura di 4.000 scuole», ha detto Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc. Ma anche dalla Cisl Scuola arriva la conferma della protesta: «Se il governo – ha detto il segretario Francesco Scrima – è disponibile a un confronto, ciascun sindacalista è disposto a sedersi attorno a un tavolo. Ma la premessa è che noi contestiamo l’obiettivo del governo: chiedere 8 miliardi di sacrifici vuol dire mettere in ginocchio e destrutturare la scuola pubblica». La polemica sul «dimensionamento della rete scolastica» è stata ribadita dal presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani: «Intervenendo con una disposizione ad hoc sul decreto legge 154, il governo compie una scelta inaccettabile. Giovedì la conferenza dei presidenti delle Regioni affronterà la questione e prenderemo le decisioni necessarie». Critiche ai tagli «decisi dai ministri Tremonti e Gelmini» dal vicesegretario del Pd, Dario Franceschini. «Oggi ai senatori – spiega Piero Bernocchi, portavoce Cobas – mostreremo la totale opposizione del popolo ai tremendi tagli di posti di lavoro (200 mila), di scuole (tutte quelle con meno di 500 alunni), di orario di lezione; il rifiuto netto della riesumazione della novecentesca maestra unica e del ripristino della scuola Libro Cuore, con grembiulini e bocciature per la condotta; il no alla trasformazione delle scuole in Fondazioni private dirette da Cda». Il Codacons ha dato vita al comitato «insegnanti e genitori vittime della Gelmini», con 100 sedi in tutta Italia. Anche sul versante università le acque sono agitate. I ricercatori continuano a protestare negli atenei contro i tagli della legge 133, come ieri a Salerno mentre il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta ha dato i «numeri» dei precari in regola con la «stabilizzazione»: poco meno di 2.000 contro le stime finora fatte, che arrivavano a quota 50.000.
 

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