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Semafori truccati per fare piu’ multe. Quattro arresti per il ‘cartello’ dei T-Red

Semafori truccati per fare quante più multe possibili, venduti e gestiti da un cartello di imprese che, con l’aiuto di pubblici ufficiali compiacenti, era riuscito a pilotare gare d’appalto in tutta Italia. Tra il giallo e il rosso non passava neanche un secondo: la multa era pertanto inevitabile in una serie di incroci strategici dove era stato installato il T-Red, il cosiddetto ‘semaforo vampiro’. E’ quanto è emerso dalle indagini avviate tempo fa dal pm di Milano Alfredo Robledo e che oggi hanno portato ad una svolta: la Guardia di finanza, su ordine del gip Andrea Ghinetti, ha arrestato quattro persone, uno in carcere e tre ai domiciliari. Le accuse sono associazione per delinquere e turbativa di commesse pubbliche per una presunta manipolazione di appalti in 29 comuni. A San Vittore, nell’operazione T-Rex, è finito quello che per gli inquirenti sarebbe il promotore del ‘cartello’ e capo del sodalizio: Raoul Cairolsimone zari, i, 38 anni, amministratore unico della Ci.Ti.Esse, società distributrice nazionale in esclusiva dei T-Red e concessionaria in esclusiva per l’Italia dei misuratori di velocità Autovelox 104/C-2. Agli arresti domiciliari si trovano, invece, Giuseppe Astorri, 51 anni, direttore commerciale della Scae Spa; Simone Zari, 43 anni, socio e amministratore di fatto della Centro Servizi Srl e Antonino Tysserand, 50 anni, amministratore unico della Tecnotraffico Srl e titolare della ditta individuale Tecnologie per il traffico. Sequestrati dispositivi elettronici in 16 comuni (nelle province di Milano, Como, Varese, Novara, Livorno, Mantova, Viterbo, Roma, Pisa, Firenze, Pistoia, Venezia, Modena, Benevento e Ferrara). Gli accertamenti hanno riguardato 130 Comuni e sono state denunciate 21 persone: oltre ai quattro arrestati (per cui si procede anche per subappalto irregolare), risultano iscritti nel registro degli indagati 17 pubblici ufficiali, responsabili nei vari Comuni delle gare di appalto. A quattro di loro sono stati contestati anche l’abuso di ufficio e il peculato. Dagli accertamenti è venuta a galla che, in accordo con gli amministratori pubblici, venivano invitate alla trattativa privata per l’affidamento della fornitura del sistema semaforico che fotografa l’infrazione soltanto le imprese affiliate al cartello gestito dagli arrestati. In altri casi, invece, venivano inseriti nei bandi di gara requisiti tali da escludere di fatto le aziende estranee al cartello. Il tutto sarebbe avvenuto avvalendosi di pubblici ufficiali, in particolare responsabili della Polizia locale a cui era delegato lo svolgimento delle gare. Diverse associazioni dei consumatori, dal Codacons al Codici, hanno chiesto che a questo punto i prefetti annullino le multe e restituiscano agli amministratori i soldi non dovuti.

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