TORINO Il collegio di difesa dei manager ThyssenKrupp punta ad affrontare il processo senza parti civili “significative“. Vi è riuscito con i familiari delle 7 vittime. Ci riproverà nelle prossime settimane con alcuni “soggetti istituzionali“. Su tutti l`Inail che ha cominciato a liquidare le relative indennità ai congiunti degli operai arsi vivi e intende rivalersi sull`azienda per un milione 400 mila euro. Il rinvio al 23 luglio dell`udienza preliminare ha questo scopo, sollecitato dagli avvocati degli imputati. Guariniello scalpita: “Vorrei arrivare a sentenza prima del 6 dicembre prossimo“, anniversario della “strage di Torino“. E` il suo obiettivo nel caso gli imputati scelgano di essere processati con rito abbreviato. “Optassero invece per il processo ordinario, in Corte d`Assise – aggiunge il procuratore aggiunto – mi aspetto che si arrivi al rinvio a giudizio a metà settembre“. Guariniello non vuol perdere tempo, dopo aver chiuso le indagini in poco più di due mesi. Ritiene di aver raccolto “prove documentali“ sulla politica aziendale di “posticipare ad epoca successiva al trasferimento a Terni l`investimento per l`adeguamento della linea 5 di Torino alle indicazioni tecniche dell`assicurazione, del comando dei vigili del fuoco, del Working Group Stainless“. Cioè, della stessa multinazionale tedesca che il 17 febbraio 2007 aveva deliberato precisi investimenti per la sicurezza dei propri impianti. Quindici milioni di euro furono stanziati per gli stabilimenti italiani. Tre giorni dopo il rogo di Torino, nella sede italiana della Thyssen, a Terni, i pm Laura Longo e Francesca Traverso sequestrarono un primo rapporto interno con le indicazioni delle somme da spendere per gli interventi sulla prevenzione, reparto per reparto. Scorrendo il documento arrivarono alla “linea della morte“, la 5, ricottura e decapaggio delle bobine di acciaio inossidabile. Accanto, i milioni di euro stanziati dal vertice tedesco di ThyssenKrupp erano spariti. Spazio riempito dall`annotazione “From Turin“. Significava che persino l`impianto di spegnimento automatico del fuoco, 900 mila euro il costo, sarebbe stato realizzato una volta che il macchinario fosse stato smontato e trasferito a Terni. L`udienza di ieri, la prima, è stata interlocutoria. Il gup Francesco Gianfrotta l`ha convocata in una maxi-aula da 170 a sedere per fare l`appello delle parti lese aspiranti e no a costituirsi parte civile: i parenti delle vittime hanno raggiunto com`è noto un accordo extragiudiziale con i legali delle vittime e ne hanno confermato la validità in aula, famiglia per famiglia. Dietro di loro si sono radunati i 73 colleghi di lavoro di Rocco Marzo, il capoturno, e della sua squadra divorata dal fuoco quasi al completo. Si sono costituiti con i legali di Fim-Fiom-Uilm per “aver corso un pericolo reale lavorando in una fabbrica a rischio e – spiega l`avvocato Sergio Bonetto – per rimanere idealmente accanto ai compagni morti“. C`erano anche i 7 operai che, la notte del rogo, accorsero dal vicino reparto e hanno riportato traumi – con ricoveri in ospedale, cure, dosi massicce di ansiolitici – per aver visto bruciare a quel modo i colleghi, per essersi sentiti impotenti. Poi è stata la volta del Comune di Torino, della Provincia, della Regione Piemonte, del Codacons di “registrarsi“ come parti civili. In aula mancavano i 6 imputati. La mamma di Roberto Scola, fra le lacrime: “Avrei voluto guardarli almeno negli occhi“. Chiusa l`udienza, è esploso il dolore di alcuni familiari: “Assassini“. In serata, lontano dalle forti emozioni dell`aula, Sabina Laurino, vedova di Angelo, dà voce a un sentimento di solidarietà nei confronti di chi ha sofferto e soffrirà come lei e non avuto gli aiuti e il risarcimento ottenuti da lei. Sabina è generosa: “Quelli che ci hanno dato sono soldi sporchi. La quota destinata ai miei figli non si tocca. Ma io sono disponibile a offrire una parte della mia“. All`udienza preliminare per il rogo alla ThyssenKrupp non c`era Antonio Boccuzzi, l`unico operaio sopravvissuto alla strage del 6 dicembre e oggi parlamentare Pd. “Deciderò in settimana se costituirmi parte civile. Sto valutando con i miei legali“, ha detto Boccuzzi. “In questi giorni mi è sembrato di tornare indietro di sette mesi – ha aggiunto – anche se dentro di me è ancora tutto così vivo“. I casi di tumore Vanno dai 3 mesi ai 4 anni e 8 mesi le condanne nei confronti dei nove imputati nel processo per le morti alla Goodyear di Cisterna, lo stabilimento di pneumatici in provincia di Latina. A causa dell`amianto e di altre sostanze tossiche manovrate senza le adeguate protezioni, dal `74 al 2000 34 operai morirono di tumore. Omicidio colposo Le condanne pronunciate ieri dal tribunale riguardano dirigenti dell`azienda e responsabili dello stabilimento, accusati a vario titolo di omicidio colposo pluriaggravato e lesioni. Il giudice Cinzia Parasporo ha quindi sostanzialmente accolto le richieste dell`pm Gregorio Capasso.