Con il Decreto sul Dal Molin dello scorso 25 settembre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha confermato che la nuova base Usa non è Opera di difesa nazionale visto che, invece di essere cofinanziata da italiani e americani, è stato chiarito che l’installazione verrà pagata solo dagli statunitensi. Giancarlo Albera del Coordinamento dei Comitati tira le somme di quanto emerso nel ricorso portato avanti al Tar assieme a Codacons, ricorso che si è esaurito la settimana scorsa con il giudizio di parziale inammissibilità e non procedibilità. Con riferimento anche all’apposita deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nel corso di una seduta dell’11 settembre 2008, cioè dopo la proposizione del ricorso, Albera parla di una sanatoria istituzionale postuma assai inconsueta che finisce per congelare del tutto un aspetto del processo, quello ambientale. Tutto secondo una strategia ben studiata e volta costantemente a depotenziare ed esaurire il processo. Ma quando si avrà finalmente il progetto definitivo, andrà fatta la Valutazione d’impatto ambientale.
Il portavoce del movimento vicentino intende anche portare avanti il ricorso avviato successivamente assieme a Legambiente presentando motivi aggiunti in risposta agli atti di Presidente della Repubblica ed esecutivo presentati dall’Avvocatura di Stato all’ultimo minuto. Ricordiamo che la domanda di sospensiva di questo ricorso è stata rigettata dal Tar lo scorso 8 ottobre con la motivazione che dagli atti impugnati non deriva un danno attuale, configurabile in relazione al livello di maggiore definizione del progetto, ancora a venire. Ma non è tutto: Va sottolineato che a pagina 13 della sentenza il Tar precisa che la consegna degli immobili agli americani è avvenuta solo per l’effettuazione dei rilievi tecnici, ma non per l’inizio dei lavori’. Pertanto null’altro è stato autorizzato, nemmeno le demolizioni in atto alla base. Abbiamo così deciso di presentare due esposti: uno al sindaco di Vicenza e uno alla Procura della Repubblica, oltre alla diffida, inviata attraverso il TAR ai soggetti interessati alla costruzione della base. Nell’esposto inviato al primo cittadino lo si invita a disporre il sequestro del cantiere e a impedire il transito di mezzi pesanti in Viale Ferrarin.