Diritto di recesso

Il consumatore può esercitare sempre il diritto di recesso dopo l’acquisto di un bene o un servizio? Verifichiamolo insieme

Il consumatore può esercitare sempre il diritto di recesso dopo l’acquisto di un bene o un servizio?

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Verifichiamo insieme

Il diritto di recesso o di “ripensamento” è il diritto del consumatore di sciogliere unilateralmente il contratto di acquisto di un bene o di un servizio, concluso a distanza, o fuori dai locali dell’esercizio commerciale. Tale diritto potrà essere esercitato, senza alcuna penalità e senza indicare una motivazione specifica, entro il termine di 14 giorni lavorativi.

Verificalo secondo queste semplici regole:

Il diritto di recesso non è altro che un beneficio che ci riconosce la legge ogni qualvolta concludiamo un affare. Il Codice Civile parla di contratto e attribuisce ad una delle parti contraenti la facoltà di ritirarsi dall’accordo. Il recesso può avvenire in qualsiasi momento durante una prestazione periodica oppure prima che il contratto abbia avuto esecuzione, ed è possibile prevedere un corrispettivo per poter usufruire del diritto di recesso.

Alla regola del Codice Civile si affiancano le norme del Codice del Consumo che si rivolgono specificamente a tutti coloro che fanno acquisti fuori dai locali commerciali o concludono un contratto a distanza. Costoro, di fatto, rappresentano la parte più debole nell’ambito economico, a maggior ragione quando il venditore è un’azienda di grandi dimensioni che ha tantissimi clienti.

Perché il diritto di recesso è riconosciuto solo al consumatore?
Perché il consumatore è la parte debole del contratto ed è colui che accetta i termini e le condizioni del venditore.

Il diritto di recesso non è altro che la possibilità di “ripensare” all’acquisto che abbiamo fatto.
Quando si esercita il diritto di recesso?

Il diritto di recesso è riconosciuto solo quando l’affare avviene fuori dal negozio (inteso come locale in senso fisico) e quando il contratto si conclude adoperando tecniche di comunicazione a distanza. In altri termini, per esercitare il diritto di recesso, consumatore e venditore non devono mai venire direttamente a contatto l’un l’altro, ma interagiscono fra loro tramite una piattaforma (quale può essere un sito internet, un portale, una rivista), uno scambio di e-mail o una telefonata.

Il termine per esercitare il diritto di recesso è di quattordici giorni che decorrono:

  • dal giorno della conclusione del contratto, per l’acquisto di un servizio;
  • dal giorno in cui si riceve la merce, nel momento in cui si è comprato un bene.
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Vediamo insieme come funzionari il diritto di recesso.

Diritto di recesso: esclusioni

Il diritto di recesso è escluso nei casi elencati nell’art. 59 D.lgs 206/2005.
In particolare si tratta di:
  • contratti per servizi già completamente eseguiti, con l’accordo espresso del consumatore, ed iniziati prima del decorso del termine di 14 giorni per il recesso. In questo caso, solo l’accettazione espressa da parte del consumatore comporta la perdita del diritto;
  • fornitura di beni o servizi il cui prezzo e’ legato a fluttuazioni nel mercato finanziario che il professionista non e’ in grado di controllare e che possono verificarsi durante il periodo di recesso;
  • fornitura di beni confezionati su misura o chiaramente personalizzati;
  • fornitura di beni che rischiano di deteriorarsi o scadere rapidamente;
  • fornitura di beni sigillati che non si prestano ad essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute e sono stati aperti dopo la consegna;
  • fornitura di beni che, dopo la consegna, risultano, per loro natura, inscindibilmente mescolati con altri beni;
  • fornitura di bevande alcoliche, il cui prezzo sia stato concordato al momento della conclusione del contratto di vendita, la cui consegna possa avvenire solo dopo trenta giorni e il cui valore effettivo dipenda da fluttuazioni sul mercato che non possono essere controllate dal professionista;
  • contratti in cui il consumatore ha specificamente richiesto una visita da parte del professionista ai fini dell’effettuazione di lavori urgenti di riparazione o manutenzione. Se, in occasione di tale visita, il professionista fornisce servizi oltre a quelli specificamente richiesti dal consumatore o beni diversi dai pezzi di ricambio necessari per effettuare la manutenzione o le riparazioni, il diritto di recesso si applica a tali servizi o beni supplementari;
  • fornitura di registrazioni audio o video sigillate o di software informatici sigillati che sono stati aperti dopo la consegna;
  • fornitura di giornali, periodici e riviste ad eccezione dei contratti di abbonamento per la fornitura di tali pubblicazioni;
  • contratti conclusi in occasione di un’asta pubblica;
  • fornitura di alloggi per fini non residenziali, il trasporto di beni, i servizi di noleggio di autovetture, i servizi di catering o i servizi riguardanti le attivita’ del tempo libero qualora il contratto preveda una data o un periodo di esecuzione specifici;
  • fornitura di contenuto digitale mediante un supporto non materiale se l’esecuzione e’ iniziata con l’accordo espresso del consumatore e con la sua accettazione del fatto che in tal caso avrebbe perso il diritto di recesso.

Tali ipotesi vanno applicate sia ai contratti conclusi fuori dai locali commerciali che a tutti i tipi di vendita a distanza.


Qui di seguito, riportiamo la sentenza del 27 marzo 2019, la sesta sezione della Corte di Giustizia Europea si è pronunciata sull’interpretazione dell’art. 16 della Direttiva europea sui diritti dei consumatori (Direttiva 2011/83/UE) in materia di eccezioni al diritto di recesso.

Con sentenza del 27 marzo 2019, la sesta sezione della Corte di Giustizia Europea si è pronunciata sull’interpretazione dell’art. 16 della Direttiva europea sui diritti dei consumatori (Direttiva 2011/83/UE) in materia di eccezioni al diritto di recesso. La vicenda da cui trae origine la sentenza, vede coinvolta un’azienda tedesca specializzata nella commercializzazione di materassi che ha negato ad un proprio cliente la possibilità di restituire il materasso, acquistato online, entro i 14 giorni dalla consegna per aver lo stesso rimosso la pellicola protettiva di cui era rivestito. Assumeva, infatti, l’azienda che al caso di specie fosse applicabile l’art. 16 lettera e) (art. 52 lett. e) del nostro Codice del Consumo) che esclude il diritto di recesso in caso di acquisto “di beni sigillati che non si prestano ad essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute e sono stati aperti dopo la consegna”.

Il consumatore, che nel mentre aveva provveduto a riconsegnare il materasso, agiva pertanto in giudizio per il rimborso del corrispettivo versato e delle spese di riconsegna sostenute in quanto, nell’informativa sul diritto di recesso resa dall’azienda, quest’ultima si onerava anche di tali costi.

La sentenza emessa in favore del consumatore, veniva confermata in appello per poi giungere davanti alla Corte Federale di Giustizia tedesca il cui Giudice decideva di rinviare alla Corte di Giustizia Europea ogni valutazione in merito all’inclusione di prodotti, come i materassi, tra i beni che per motivi igienici o di salute non possono essere sostituiti, ai requisiti che l’imballaggio dovrebbe avere per potersi parlare di “sigillatura”, e alla necessità di informare preventivamente il consumatore in merito alla decadenza dal diritto di recesso, in caso di rimozione dei sigilli. La Corte, nel precisare che le norme che derogano ad un diritto riconosciuto dall’UE devono essere interpretate restrittivamente, risponde a tali questioni affermando che il materasso la cui pellicola protettiva è stata rimossa, non rientra nelle eccezioni al diritto di recesso in quanto sia la rimozione dell’imballaggio che l’eventuale contatto del materasso con il corpo umano, non fa venir meno la garanzia in termini di protezione della salute o igienici cui la sigillatura è funzionale. 

La Corte, ricorda infatti, che uno stesso e unico materasso è utilizzato dai clienti successivi di un albergo, che esiste un mercato di materassi usati ed equiparando il materasso agli indumenti, specifica come corrisponde all’intento del legislatore (considerando 37 e 47 della Direttiva) di consentire all’acquirente, nel contesto di una vendita a distanza, di provare gli stessi anche se possono entrare direttamente in contatto con il corpo umano in quanto una pulitura o disinfezione può renderli idonei all’utilizzo da parte di un terzo e, dunque, ad una nuova commercializzazione, senza compromettere le esigenze di protezione della salute o igieniche. In tali circostanze, pertanto, il consumatore non perde il diritto di recesso ma rimane, tuttavia, responsabile, così come previsto dalla norma, della diminuzione del valore risultante da una manipolazione del bene diversa da quella necessaria per stabilire la natura, le caratteristiche e il funzionamento dello stesso.

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