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Sono 10.000 gli edifici scolastici senza il certificato di agibilita’ statica

Circa 10.000 edifici scolastici italiani (il 24% del totale) necessitano di interventi di manutenzione urgenti. Il 42% degli edifici è privo del certificato di agibilità statica. In Piemonte ben il 62% non ha l’agibilità statica. I dati emergono dal rapporto «Ecosistema scuola 2008» di Legambiente, che ha indagato sulla qualità dei 42. 000 edifici scolastici presenti su tutto il territorio nazionale, in cui vivono ben 9 milioni di cittadini. Alto, segnala Legambiente, è il numero di scuole (il 52,82%) costruite prima del 1974, anno in cui entrò in vigore la legge che prevedeva prescrizioni per le costruzioni in zone sismiche. E il 75% si trova in zona ad alto rischio sismico. Mentre il 48% è privo di certificato prevenzione incendi. Meno della metà degli edifici scolastici ha goduto di interventi di cura negli ultimi cinque anni. Quella di Rivoli è una tragedia annunciata, visto che il 75% degli istituti è a rischio.  Lo sostiene il Codacons, riferendosi al crollo nel liceo Darwin di Rivoli.  «Si tratta di una tragedia annunciata – afferma il presidente Codacons Carlo Rienzi -. Infatti, il 75% degli istituti scolastici presenti sul nostro territorio non è sicuro poiché mancano diversi certificati previsti dalla legge. Da anni denunciamo lo stato di fatiscenza delle scuole italiane senza ottenere alcun intervento delle istituzioni a salvaguardia dell’incolumità degli studenti. A seguito del tragico evento chiediamo una revisione immediata di tutti gli istituti scolastici pubblici presenti sul nostro territorio al fine di individuare le situazioni particolarmente a rischio ed adottare provvedimenti immediati al fine di evitare altre tragedie nelle scuole del nostro paese». All’inziio dell’anno scolastico è stato il sottosegretario Guido Bertolaso a lanciare l’allarme. Il capo della Protezione Civile, ha «dato i numeri»: otto milioni gli studenti che sui banchi delle loro scuole sono esposti al pericolo terremoti, quindicimila le scuole dalla con gravi problemi di statica. A dieci anni dal terremoto che colpì l’Umbria e le Marche, in occasione della cerimonia di commemorazione, a Palazzo Chigi, ieri si è parlato anche del rischio sismico che interessa molti plessi scolastici. «è il rischio più importante per il nostro Paese e la prevenzione è l’unica strada da seguire». Parola di Bertolaso che aggiuge: «Occorre stimare i rischi e rimediare perché la colpa non sia più dell’uomo e affinché si possa dire "mai più"». Molte le cose da fare. Molte quelle già fatte. Come la classificazione delle aree a rischio e l’adozione di nuove tecniche per la costruzione. La priorità per gli addetti ai lavori e i responsabili della Protezione Civile rimangono le scuole. Nel rispetto, anche, dell’impegno morale preso cinque anni fa a San Giuliano di Puglia, dove ventisette bambini e la loro maestra morirono. La strada da seguire è quella finalizzata alla salvaguardia della vita dei cittadini, in particolare di quelli fra i banchi. Secondo Bertolaso per rimettere in sesto gli edifici scolastici servono otto miliardi di euro, finora ne sono stati spesi otto milioni con il 10% delle scuole messo in sicurezza. Questo significa una ripartizione di cinquecento euro a studente da investire in dieci anni: ovvero cinquanta euro all’anno. Nella classifica generale, oltre Prato, raggiungono livelli d’eccellenza Asti, Parma, Bergamo, Biella, Forlì, Livorno, Macerata e Siena. Agli ultimi posti troviamo Piacenza, Rieti, Benevento, Crotone e Catania. Tra le grandi città, Milano conquista l’11 posto, seguita da Roma al 16 e da Torino al 36 . Napoli, Venezia e Bologna vengono ‘bocciatè per non aver inviato alcun dato. Questo l’elenco delle regioni con le relative percentuali di certificato di agibilità statica sugli edifici: Abruzzo 8,51%; Basilicata 100%; Calabria 35,34%; Campania 100%; Emilia Romagna 87,97%; Friuli Venezia Giulia 67,95%; Lazio 47,98%; Liguria 74,03%; Lombardia 31,38%; Marche 41,86%; Molise 100%; Piemonte 38,38%; Puglia 12,73%; Sardegna 100%; Sicilia 25,32%; Toscana 90,15%; Trentino Alto Adige 98,31%; Umbria 70,45%; Valle d’Aosta 100%; Veneto 65,09%.
 

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