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Stipendi bassi, prezzi in crescita

SETTEMBRE, sfida al borsellino. I figli che tornano a scuola, i libri da comprare, gli impegni economici rimandati a dopo l`estate da affrontare, la spesa quotidiana sempre più difficile da fare, le bollette che si inseguono, il mutuo della casa che sale. Il colpo è duro. Il confronto tra l`inizio autunno 2007 e quello 2008 è amaro. In un solo anno prezzi e tariffe sono lievitati oltre ogni aspettativa di chi credeva di avere già raggiunto il massimo del caro vita. A Firenze come nel resto d`Italia? C`è chi sottolinea che qui va meglio che altrove. Confartigianato cita come esempio il pane che, nonostante sia ancora aumentato dello 0,6% nell`ultimo mese, costa mediamente un euro al chilo contro l`1,69 di Roma e addirittura i 2,45 di Milano. Ma la Cgil toscana raffredda gli entusiasmi e spiega che anche gli stipendi toscani sono ormai più bassi: fatto 100 lo stipendio medio nazionale qui siamo a 97. Un divario che aumenta se il raffronto lo si fa con le regioni del centro – nord, perché la media italiana è tirata verso il basso dai salari del sud che arrivano al 70% di quelli del nord. Bastano poche cifre. Per esempio la pasta, secondo i dati di Confesercenti è aumentata del 28% tra il settembre dell`anno scorso e questo, il pane del 43, il latte del 12, la luce del 9, la benzina del 23 (e non scende nonostante lo scivolone del petrolio), i libri scolastici del 4,2. Al contrario, salari e stipendi, anche quando sono compresi negli ultimi rinnovi contrattuali, secondo le stime sindacali sono aumentati meno dell`inflazione programmata, dunque meno dell`1,7. Il paragone parla da solo. E lascia capire come sarà difficile affrontare la stangata di settembre. “Che significa 2.000 euro in meno l`anno nelle tasche delle famiglie – dice Massimo Vivoli, presidente di Confesercenti toscana – Per ritrovare un dato così negativo occorre tornare indietro di almeno 15 anni. Siamo giunti a un punto tale che non servono misure estemporanee. La crisi è pesante. Bisogna rilanciare la domanda interna, sostenere i redditi, ridurre la pressione fiscale. Non si possono ignorare i disagi delle famiglie con redditi modesti“. Per esempio famiglie operaie o impiegatizie in cui anche lavorando in due si può non arrivare a duemila euro al mese o a superarli di poco. Basti considerare che un operaio metalmeccanico di terzo livello si ritrova a fine mese 970 euro in busta paga e un impiegato del commercio al quarto ne trova 1.070. Ma il settembre si annunzia pesante ormai anche per gli stipendi medi. La tabella a fianco comprende una serie di spese, da quelle alimentari calcolate sul mercato locale alle bollette uguali per tutti a livello nazionale, considerate inevitabili per qualsiasi famiglia. E il segno più che distanzia questo settembre da quello dell`anno scorso è implacabile e allarmante. Si dice comunemente che la verdura è la merce che più distingue, per via dei prezzi più bassi, Firenze dalle altre città perché qui ci sono ancora coltivatori locali, per esempio in Mugello. Al contrario di quanto accade per la frutta che ormai viene importata da fuori. Eppure la verdura è cresciuta del 5%. Colpa, anche dell`effetto trascinamento della grande distribuzione, dice qualcuno: perché, dovendo fare i listini da recapitare in tutte le casette per le lettere dei cittadini, i prezzi della grande distribuzione vengono decisi a tavolino almeno quindici giorni in anticipo e non possono tenere conto dell`altalena del mercato quotidiano. Accadrebbe così che poi anche i banchi dei mercati e i negozi si adeguino e lascino più alti i prezzi anche se quel giorno al mercato di Novoli il costo delle zucchine o dei pomodori o delle pere è crollato per abbondanza del raccolto. “Falsità – replica Claudio Vanni della Coop – Se il mercato ha un forte ribasso noi ribassiamo i prezzi anche all`ultimo momento. Addirittura non temiamo di rimetterci se per esempio il mercato di Novoli fa un prezzo più basso dei quello che concordiamo in anticipo con gli agricoltori: compriamo secondo quanto stabilito ma vendiamo a meno, secondo il mercato“. Che abbiano ragione gli uni o gli altri, le cifre di questo settembre spiegano che anche a Firenze vivere non è facile. Federconsumatori stima l`aumento addirittura degli ultimi cinque mesi, da aprile a agosto: più 30% la pasta, più 13 il pane, più 12 il latte, più 3 la carne, più 7 il pollame, Confartigianato dà un 5,9% in più complessivo sui prezzi dei generi alimentari tra l`agosto 2007 e l`agosto 2008, ma ricorda che l`aumento nazionale è del 6,2%. Vanni cerca di scagionare i generi alimentari: il 15% del budget familiare, ricorda, contro l`85% delle altre spese. Ma non consola. Perché se la fettina aumenta secondo Confesercenti del 4,8%, il resto va anche peggio. Senza escludere, sottolinea il Codacons, la questione mutui che colpisce a vasto raggio, vista la quantità di famiglie che ne approfittano per comprare casa: il tasso annuo è salito al 6%, un anno fa era al 5. Vuol dire un aumento di spesa a famiglia dal 700 a 1.000 – 1.100 euro al mese, calcola il Codacons che ricorda con nostalgia il 4% del 2004-2005 e sostiene che nell`ultimo anno le esecuzioni immobiliari, ovvero la messa all`asta delle abitazioni di chi non riesce a pagare il mutuo, sono aumentate a Firenze del 22%.

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