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Suonerie, loghi, giochi: gli affari crescono, le trappole pure

Il messaggio è a dir poco accattivante e comunque non passa certo inosservato. «Mario di Lucca – recita il testo arrivato più volte anche al telefonino di chi scrive – ha vinto la sua 500! E tu? Metti in moto la prima 500 di oggi! Rispondi sì a questo sms! Un contenuto per te a 1,20 euro e partecipi subito». Come dire, con il prezzo come quello di un modesto "gratta e vinci" può anche venire la voglia di tentare la fortuna, magari tanto per passare il tempo alla fermata dell’autobus o in fila dal medico. E poco importa se il regolamento completo con tutto il meccanismo del gioco si può trovare solo su Internet ad un indirizzo riportato nell’ultima righina del messaggino: alla fine, appunto, si parla di una piccola cifra ed il premio è addirittura una fiammante automobile. Lo deve aver pensato anche quella signora di mezza età che, dopo aver aderito "abboccato" ad una proposta praticamente identica, ha cominciato a rispondere a domande che arrivavano a raffica, una dopo l’altra, con il piccolo particolare che provocavano addebiti continui, con un conto finale non lontano dalla cinquantina di euro. «Il bello è che, avendo esaurito in questo modo il credito della sue scheda ricaricabile, pensava che la storia fosse finita lì – racconta Domenico Murrone, responsabile del settore telecomunicazioni dell’Aduc, l’associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori con sede a Firenze, a cui la vittima si è rivolta -. Ed invece, cosa legalmente possibile, la parte restante di quanto speso è stata immediatamente addebitata sulla ricarica successiva». Insomma, la maxi-multa dell’Antitrust imposta pochi giorni fa ad una società fornitrice di servizi ed ai quattro più importanti gestori di telefonia mobile in Italia (cioè Tim, Vodafone, Wind e H3G) per «pratiche commerciali scorrette» relative a suonerie offerte gratis, ma che nascondevano in realtà la sottoscrizione di un abbonamento per un servizio di ricezione di contenuti multimediali, offre un ottimo motivo per dare uno sguardo più approfondito alle ondate di messaggini commerciali che tempestano i nostri cellulari offrendo di tutto: loghi, sfondi, chat più o meno erotiche e, appunto, suonerie.  Un mercato a dir poco inpressionante, visto che mette in moto un giro di affari da 800 milioni di euro destinato soprattutto ai minori: l’84 per cento dei ragazzini tra gli 8 e i 15 anni ha un suo cellulare e, secondo il Codacons, il 41 per cento dei piccoli utenti incappa con impressionante regolarità nella disavventura di abbonamenti non richiesti dai costi sempre più stratosferici. L’inganno è servito. Le compagnie telefoniche, contattate dal Tirreno, restano sulla difensiva limitandosi per adesso ad una presa d’atto della sanzione che ammomta complessivamente a un milione 160mila euro e che riguarda un particolarissimo servizio. Per le associazioni dei consumatori è ovviamente una vittoria da far fruttare al massimo. «I servizi non richiesti sono ormai di casa sui cellulari: questa piaga rappresenta la nuova emergenza nel campo delle tlc da affrontare con la massima severità. I minori sono i maggiori consumatori di questi prodotti e troppi di loro rischiano di essere truffati e di finire vittima di ogni genere di profittatore», sottolinea il Movimento la difesa del cittadino (Mdc). «L’Antitrust deve essere dotata di più poteri, deve avere la possibilità di comminare sanzioni proporzionali al fatturato, come avviene negli altri paesi, in primis negli Usa», rincara la dose l’Adoc. Ma per Murrone dell’Aduc fiorentina il problema di prodotti offerti e spesso "assegnati" con sistemi poco chiari va ricondotto un po’ più lontano nel tempo. «Le numerazioni che iniziano con "4" hanno caratterizzato per lungo tempo solo i servizi offerti all’interno della rete del gestore di appartenenza – spiega -, magari legati alle alle informazioni su schede e abbonamenti. Pian piano però si sono estese ai servizi a valore aggiunto, creando non pochi problemi, un po’ come accade per le numerazioni della telefonia fissa tipo 899. In sostanza, si offre una suoneria e ci si ritrova abbonati a un qualcosa che costa magari 20 euro al mese e da cui è difficilissimo recedere; oppure si risponde ad un sms che offre un logo e la scheda si scarica di 2 o 3 euro. Tutto questo con i gestori che alzano le mani dicendo che non c’entrano niente, visto che sono servizi offerti da altri, cosa su cui l’Antitrust ha detto adesso di non essere d’accordo». Tante offerte, valanga di denunce. Comunque, gli affari sono affari e le proposte tipo quelle ormai cult come Virgola il gattino («Sono la stella del telefonino») e della bella topolona («Mamma mia quanto sei bona») fioccano, così come le denunce per recessi non concessi o ritardati all’infinito. Nella vastità dell’offerta, comunque legale, si distingue H3G, operatore la cui fantasia ha partorito in questi ultimi giorni cose tipo "Popeye, aiuta Braccio di ferro a conquistare Olivia (0,09 centesimi di euro), "Scarica la forza di Star Wars" (sempre 0,09). Oppure, per tre euro, ti fa vivere un po’ di Halloween a cartoni animati su Cartoon Network, stessa cifra che ci vuole per scaricare la tanto desiderata suoneria del micino. Ma il sesso è sesso, anche se d’annata: una puntata di "Colpo Grosso" costa quasi quanto il cinema, ben quattro euro, per seni che rimangono però piccoli piccoli, esattamente come lo schermo dei telefonini.
 

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