A seguito del prospettarsi della tassa-portatile, il cui decreto sarebbe già pronto per gravare i cittadini di un nuovo balzello, l’estensione della tassa di concessione governativa anche alle schede prepagate dei cellulari (tassa che già grava sui cellulari in abbonamento), IntesaConsumatori si oppone definendo inaccettabile tale ipotesi.
?Questa ulteriore tassa mascherata ? fanno sapere dall’Intesa ? è antidemocratica, perché va contro 50 milioni di utenti che in parte non posseggono un telefono fisso e in parte utilizzano il cellulare per necessità; antitecnologica perché mentre si abbassano i costi di gestione, aumentano le tariffe e si propone una tassa che di fatto sbarra la strada all’innovazione; illiberale perché nel momento in cui un cittadino acquistava un cellulare, non poteva sapere di dover pagare in futuro un’imposta odiosa come questa?.
IntesaConsumatori, pertanto, non solo boccia l’ipotesi di questa tassa sui cellulari, ma rilancia la proposta di abolire quella sui cellulari con abbonamento (dato che già si paga l’Iva) e di diminuire i costi di ricarica delle tessere prepagate.
?Quando è stata introdotta la tassa di concessione ? conclude l’Intesa – i telefonini erano un lusso. Prevedere di far pagare una tassa sulle ricariche telefoniche per servizi che sono diventati necessari, equivale a prendere in giro 50 milioni di italiani: Intesaconsumatori si opporrà alla ulteriore stangata di un Governo, che dispensa facili illusioni affermando di alleggerire le tasse, mentre in realtà, con i più svariati stratagemmi, mette le mani nelle tasche delle famiglie costringendoli ad indebitarsi per sopravvivere?.