E’ noto come gli sms, i messaggini di testo dei telefoni cellulari, siano oramai entrati con prepotenza nella vita quotidiana di tutti, non solo dei giovanissimi. Non è altrettanto noto, però, il percorso che ha seguito il prezzo di tale servizio offerto da tutti i gestori della telefonia mobile. Se infatti fino a poco tempo fa il prezzo medio degli sms era di 12 centesimi + Iva (le vecchie 240 lire), ora il loro prezzo, nei nuovi piani tariffari, è di ben 15 centesimi + Iva (300 lire).
(Per la Tim le tariffe sono sempre state di 15 centesimi e 300 lire prima dell’avvento dell’euro)
Un aumento di ben il 25%, che già così pare un’enormità; se poi si considera l’alto numero di messaggini inviati ogni giorno in Italia, si capisce che per i gestori della telefonia mobile tale servizio rappresenta un vero e proprio investimento.
Ma a peggiorare la situazione è il fatto che il costo industriale di un sms è di 0,1 cent circa!
Un’operazione, quella delle società telefoniche, eseguita magistralmente, al punto che in pochi si sono accorti dell’aumento delle tariffe nel settore.
Ma oggi l’Intesa dei consumatori svela le carte e si pone un interrogativo non di poco conto: come mai tutti i gestori si sono allineati praticando le stesse tariffe? E dove è finita la concorrenza? E se qualcuno pensasse che ci sia stato un cartello?
Per questi motivi ADOC, ADUSBEF, CODACONS e FEDERCONSUMATORI annunciano la presentazione di un esposto all’Autorità Antitrust per accertare un eventuale cartello teso ad allineare le tariffe a danno della concorrenza.
L’Intesa dei consumatori, denunciando l’aumento dei prezzi in questo settore, si riserva addirittura di indire un giorno di ?sciopero degli sms?, nel quale tutti gli utenti verranno invitati ad astenersi dal mandare messaggini per un’intera giornata.