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Thyssen in guerra contro le parti civili

Sono orientati a rinunciare al rito abbreviato i difensori degli imputati per la morte dei sette operai avvolti dalle fiamme alla ThyssenKrupp di Torino, la notte fra il 5 e il 6 dicembre scorsi. Se n’è parlato al margine dell’udienza di ieri fra gli avvocati delle diverse parti processuali. La percentuale di probabilità che il collegio di difesa si spenda nelle prossime udienze per ottenere il rinvio a giudizio di 6 manager e della stessa azienda per reati meno pesanti (e poi giocarsela in tribunale) è indicata in un significativo 99 per cento. Va comunque dato atto che Ezio Audisio, uno dei legali della Thyssen, ancora ieri sera ribadiva: "Decideremo all’ultimo minuto". Intanto il gup Francesco Gianfrotta si porta avanti con il lavoro (nei prossimi giorni decide chi ha diritto di costituirsi parte civile) e con il calendario: ha fissato 4 udienze nel mese di ottobre. L’udienza di ieri è stata riservata alle eccezioni dei difensori sulle numerose costituzioni di parte civile presentate dopo il risarcimento ai familiari delle vittime e all’Inail: Fiom, Fim, Uilm, lavoratori Thyssen, Comune di Torino, Provincia, Regione, Codacons, Medicina Democratica. La scelta è stata di tentare di sbarrare loro la strada. Con un’eccezione: 46 colleghi di lavoro delle vittime. Fra cui Boccuzzi, l’unico superstite della squadra di operai decimata dal rogo alla "linea 5" e neo deputato. Quarantasei e non 100 tondi – tanti hanno firmato la costituzione di parte civile – perché la difesa degli imputati ritiene che chi ha accettato una transazione con l’azienda ha rinunciato a ogni rivalsa giudiziaria. Gli avvocati degli operai, Sergio Bonetto, Elena Poli, Roberto Lamacchia e colleghi hanno sostenuto, nelle repliche, l’esatto contrario: "Quella transazione aveva come oggetto la buonuscita e non altro. Tanto è vero che i soldi ricevuti dai 54 lavoratori che si vuole escludere sono gli stessi dati da Thyssen a chi non ha firmato l’accordo". Aggiunge Bonetto: "È la prima volta che dei lavoratori si costituiscono in un processo per i rischi fatti correre loro dall’azienda in condizioni di assoluta insicurezza. Prendiamo atto che ThyssenKrupp non ha eccepito su questo principio per 46 dipendenti". Il procuratore vicario Raffaele Guariniello e i pm Laura Longo e Francesca Traverso hanno aderito alle tesi delle aspiranti parti civili parlando brevemente: hanno fretta che si proceda speditamente. Guariniello è intervenuto due giorni fa a un corso di aggiornamento per magistrati. Di fronte a 400 colleghi e avvocati ha denunciato: "In Italia i processi per incidenti sul lavoro e malattie professionali o non si istruiscono o si celebrano così lentamente da concludersi con la prescrizione dei reati. Eppure il codice di procedura assegna una corsia preferenziale ai procedimenti di questo tipo. Non occorrono pene più severe, occorre che i processi si facciano, e per tempo". Sulle prospettive di quello a Harald Espenhahn (l’amministratore delegato accusato di omicidio volontario) e agli altri manager ThyssenKrupp, alludendo alla ventilata scelta della difesa di un rito ordinario, Guariniello dice: "Un processo a porte aperte ci sta più che bene". Con gli attuali capi di imputazione si va in Corte d’assise.

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