Giorgio Cremaschi, segretario della Fiom, mette le mani avanti: “La nostra richiesta di costituirci parte civile non è negoziabile“. Il leader sindacale esce dall`aula dove si è appena celebrata a porte chiuse la prima udienza per il processo per la strage alla ThyssenKrupp di Torino dove, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, morirono sette operai inghiottiti da un`onda di fuoco e olio bollente. Sono passate soltanto poche ore da quell`accordo che garantisce ai familiari delle vittime un risarcimento di quasi 13 milioni complessivi e tra 1,2 e 2,2 milioni a famiglia, oltre alle spese legali per circa due milioni complessivi, in cambio della loro uscita dal processo. Un`intesa clamorosa, ma non ancora sufficiente. Ieri davanti al gup Francesco Gianfrotta si è presentata un`altra lunga lista di richieste di ammissione, di Fiom, Fim e Uilm appunto, di un`ottantina di operai che hanno lavorato in azienda in condizioni di rischio evidente, di altri sette soccorritori che hanno subito uno choc da stress post traumatico, di due cognati di Rosario Rodinò, una delle vittime, esclusi dall`accordo collettivo, di Comune e Provincia di Torino e Regione Piemonte, del Codacons e dell`Inail, con la maggioranza dei quali comunque l`azienda avrebbe già avviato una trattativa. Per contenerli tutti è stata utilizzata la maxiaula uno della Corte d`Assise. Su di loro, su chi ammettere al processo e chi no, il gup deciderà il prossimo 23 luglio, data della prossima udienza. E forse Gianfrotta dovrà decidere anche su Antonio Boccuzzi, testimone oculare di quel rogo, neoparlamentare del Pd, e ieri assente a sorpresa perchè ancora non ha deciso se entrare nel processo, ma soprattutto colto da un crescente disagio psicologico in relazione a quella strage e assistito psicologicamente da uno specialista. “Deciderò entro la prossima settimana“, fa sapere il parlamentare da Roma dove è impegnato alla Camera. “Boccuzzi è forte e combattivo – commenta il suo legale Renato Ambrosio – dobbiamo però aspettare che il danno si stabilizzi“. Quella di ieri, anche per l`assenza dei sei dirigenti della ThyssenKrupp imputati, tra cui l`amministratore delegato Harald Hespenahn, accusato di omicidio volontario, è stata comunque un`udienza tranquilla. I parenti delle vittime, che sono potuti entrare in aula, hanno indossato una maglietta con i volti dei sette operai morti. “Vergogna, difendere degli assassini…“, ha gridato, rivolta agli avvocati della società , Rosina Demasi, madre di Giuseppe, morto a soli 26 anni, dopo 24 giorni di agonia. “Sono venuta qui per vedere se c`erano anche gli imputati, per guardarli negli occhi, ma purtroppo non c`erano“, aggiunge Isa Pisano madre di Roberto Scola, 33 anni. “Roberto ha lasciato una moglie e due figli piccoli. Abbiamo firmato l`accordo per il risarcimento – ha spiegato Isa – e quindi non possiamo costituirci parte civile, ma speriamo lo stesso in una condanna esemplare“. Davanti a palazzo di giustizia alcuni ex compagni di fabbrica delle vittime hanno organizzato un presidio ed esposto striscioni contestando anche il segretario regionale della Uilm, Peverato. Il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, ieri in udienza con i due sostituti Francesca Traverso e Laura Longo, ha escluso la possibilità del patteggiamento. “Non è nelle cose – ha detto – L`importante è arrivare a sentenza al più presto. Quanto al rito, speriamo si sappia già nella prossima udienza“.