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ThyssenKrupp: rabbia e dolore al processo

TORINO Preceduta e seguita da momenti di rabbia e tensione si è aperta ieri a Torino l`udienza preliminare per il rogo alla Thyssenkrupp del 6 dicembre, costato la vita a sette operai. Dopo avere ascoltato per più di un`ora l`interminabile sequenza delle richieste di costituzione di parte civile, il gup Gianfrotta ha rinviato la causa al 23 luglio. Il dolore dei familiari delle vittime, che si sono presentati in aula indossando una maglietta bianca con serigrafate le foto dei volti dei loro cari, non è stato placato dal maxi-risarcimento (12 milioni e 970mila euro più 2 milioni agli avvocati) che la Thyssenkrupp si è impegnata a versare entro un mese, e ha trovato sfogo all`uscita dal Palazzo di Giustizia, quando qualcuno ha gridato “vergogna“ ai legali della multinazionale: “Come fate a difendere degli assassini?“. Accanto a chi invocava “la pena di morte“ c`era la signora Isa, la mamma di Roberto Scola: “Sono qui solo per guardare negli occhi gli imputati. Mi basterebbe uno sguardo. Ma loro non sono venuti“. All`ingresso, striscioni appesi dai colleghi dei sette ordinavano “stop alla guerra dei padroni“ chiedendo “condanne severe per la Thyssen“, mentre il sindacalista Peverati, numero uno della Uilm piemontese, veniva accolto con “venduto“ e “buffone“ da chi, come l`operaio (candidato non eletto in Parlamento) Ciro Argentino, lo accusava a gran voce di “avere fatto firmare agli operai la rinuncia a fare causa“. “Questa attenzione mediatica un po` mi preoccupa“, confessa l`avv. Zaccone, del pool difensivo, pensando anche al clima attorno a lui, aggiungendo comunque di “nutrire fiducia nel giudice“. Il suo compito è allontanare le gravissime imputazioni mosse dalla Procura di Torino ai sei imputati (l`ad Herald Espenhahn risponde di omicidio volontario con dolo eventuale, gli altri dirigenti di omicidio colposo e omissione volontaria di cautele contro gli incidenti). “Il risarcimento ai congiunti – dice Zaccone – costituirà certo un`attenuante, ma non è un`ammissione di responsabilità. È stato un gesto di solidarietà“. In ogni caso, di patteggiamento non si parla. “Non è nelle cose“, dichiara Raffaele Guariniello, il magistrato che insieme alle colleghe Francesca Traverso e Laura Longo ha chiuso l`indagine in meno di tre mesi. E l`abbreviato, con i suoi sconti automatici di pena? “A noi importa che il processo si svolga e in fretta“. L`udienza è stata celebrata nell`aula 1 per fare posto a tutti coloro che hanno chiesto di entrare nel processo: 73 lavoratori o ex lavoratori della sede di Torino, i sette che prestarono i primi soccorsi ai compagni trasformati in torce umane e che ora soffrono di “stress post-traumatico“ (in Procura c`è un secondo filone d`inchiesta), i sindacati Fiom, Fim e Uilm, Regione, Provincia e Comune, due cognati di una vittima, l`Inail e il Codacons. Con alcuni, come ha detto lo stesso giudice in udienza, la Thyssenkrupp è pronta a trattare: con l`Inail, che chiede 1 milione e mezzo a titolo di rivalsa, e poi con le amministrazioni locali e con tutti i lavoratori. Tra i presenti, il segretario della Fiom torinese, Giorgio Airaudo, e il leader nazionale, Giorgio Cremaschi, al quale “il risarcimento monstre fa rabbia perché se l`azienda ne avesse spesi il 10% al momento giusto non saremmo qui“. E il contestato Peverati invita le famiglie degli operai deceduti a devolvere una piccola parte del denaro ricevuto “al fondo istituito da Cgil-Cisl-Uil per tutelare tutte le vittime del lavoro“. Intanto non si arresta la catena delle morti sul lavoro: ieri un operaio di 45 anni, dipendente di una ditta appaltatrice, è morto all`Ilva di Taranto, colpito al capo dal gancio staccatosi da un mezzo con cui stava movimentando alcuni materiali. E un operaio di 28 anni è morto nel pomeriggio precipitando dal tetto del castello di Parrano (Perugia) dove stava eseguendo lavori idraulici, forse per la sistemazione di alcune grondaie o canale.

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